giovedì 1 gennaio 2015

Odio il capodanno !!!!





Ho la convinzione che le opere dei pensatori siano materiale open source;  lo puoi fare tuo riscrivendolo,  tramandandolo con un diverso contenuto. Ho letto questo “capolavoro” di Antonio Gramsci e subito ho avuto la tentazione della riscrittura e della attualizzazione. Oltre a renderlo interpretato da un mio personalissimo credo. Volevo iniziare l’anno con un atto di arroganza e insubordinazione, eccolo.

Ogni mattino, quando mi risveglio ancora vivo con l’obbligo di continuare la sfida che la quotidianità mi propone, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita delle ricorrenze laiche o di fede dello spirito umano; un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione.
Le festività comandate ed imposte per tradizione fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una nuova storia, che possiamo donarci una nuova occasione ricorrenza dopo ricorrenza, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi. È un torto in genere delle date, se non abbiamo assolto ai nostri propositi; troppo poco tempo, la scusa che motiva i nostri insuccessi: un'altra ricorrenza ci farà porre rimedio.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere questo. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna, la nostra modernità l’era digitale.
E sono diventati così invadenti i compleanni e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita, il 1915, il 1945, o il 11/09/2001 una data musa del disincanto; ci ha insegnato che da lì in poi le guerre sarebbero state chirurgiche, vere solo quelle trasmesse live dalla CNN.
Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si interrompe bruscamente la proiezione del film e si ha un intervallo di luce abbagliante.
Perciò odio il capodanno il 31 dicembre.
Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno.
Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi. Nessun giorno fisso è preventivato per il riposo, a scapito dei fautori del posto fisso o dei diritti sindacali. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco e stanco dalla vita intensa dalle mie attività e voglio fare un tuffo nell’animalità del riposo, nell’ozio,  per trarne fuori  nuovo vigore.
Nessun travettismo spirituale.
Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun rito obbligato collettivo, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano, la mia libertà è soprattutto nell’utilizzo del mio tempo e nell’anarchia del mio calendario. L’obbligo ai riti collettivi dell’ozio o dell’attività, al dovere di ricevere in dote dai nostri antenati, l’eredità di continuare a giocare partite perse, e giocare e rigiocarle con le regole della tradizione perché a loro dobbiamo questa vita, un obbligo idiota che ci verrebbe imposto da chi in cattiva fede vorrebbe continuare all’infinito ad essere perdente ma: con l’utilizzo dell’energia, del rischio, della responsabilità , il conto da pagare in seno al suo discendente.
Tutto ciò stomaca.
Aspetto anche per questa ragione una rivoluzione sociale, una sovversione collettiva. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchi antenati, noi vittime sacrificabili della volontà di essere martiri di una logica conservativa della mediocrità, a danno della novità di capodanni e compleanni sconosciuti ancora da celebrare.
Grazie Antonio Gramsci, per avermi dato l’opportunità di questa ispirazione e il coraggio di questa irriverenza, con gratitudine, Luca.


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