mercoledì 7 gennaio 2015

Odio Facebook, perchè ?


La tecnologia e il web non sono invadenti, lo è chi utilizza questi mezzi come una porta sempre aperta per pretendere: risposte, attenzione o esercitare intromissione nel privato altrui. Il telefono mobile, il web, i Social hanno reso tutti Noi "personaggi pubblici" di fatto. Prima dell’avvento delle nuove tecnologie il numero telefonico dell’utenza domestica era considerato un mondo privato, esisteva una deontologia e un rispetto di questo ambito domestico, famigliare. Oggi non è più così regna una maleducazione diffusa per la quale ad ogni ora in ogni giornata lavorativa o festiva puoi essere disturbato. Rispondere al telefono che squilla è un obbligo, come lo è rispondere alle mail, agli sms, mms. E' un obbligo dichiarare pubblicamente una tua difficoltà sui social. Ingenuamente qualcuno cede alla tentazione di rendere pubblico un proprio problema; anche di salute. Il motivo del perché lo si fa ? La ricerca di un riguardo al proprio stato al proprio momento complicato; difficilmente verrà rispettato, siamo troppo abituati a non avere più veri rapporti personali surclassati da una forma di conoscenza superficiale virtuale che ci ha anestetizzato dal vedere l’umanità dell’altro, siamo diventati tutti osservatori a distanza. In questo nuovo sistema di relazioni l’interesse privato, viene prima. La difficoltà è un ostacolo all’interesse, e in questo periodo storico di vacche magre emerge la bestialità che c’è in noi; solidali a chiacchiere; in questi giorni Natalizi, mi spiace dirlo ho notato  Uomini e Donne che professano una grande vocazione per gli altri, fare liste di categorie alle quali un sostegno ( economico o/e morale ), va dato. Allo straniero, al cooperante, ai bambini in uno stato estero, al missionario, al rifugiato;  ecco alcune delle categorie con il passaporto per la compassione e l’aiuto dovuto. Il vicino di casa che ha perso il lavoro, la Famiglia con un disabile tra i suoi componenti, una persona che improvvisamente si ammala sono solo alcuni casi di bisognosi a noi vicini di cui ci si può scordare, se non per un celere contatto: web, telefono, mail, con la pretesa di un’altrettanto celere  risposta. Dare compassione a volte è anche accettare un silenzio senza insistere, chi ha un nuovo problema ha il diritto di preservare la sua dignità, il suo amor proprio, scegliendo il tempo della relazione nella ricerca di una possibile soluzione o un contatto. In questo periodo come dicevo: ho sentito molti buoni propositi nel senso della sussidiarietà e della compassione espressi e dichiarati da tante persone, alcuni di loro li ritengo i “ professionisti del buon sentimento”, per poi nel concreto avere osservato comportamenti opposti. Mi ha disgustato, questo modo di fare al punto da avere troncato alcuni rapporti personali; vorrei suggerire più attenzione e sensibilità, oltre la regola sempre sacrosanta dell’essere concreti e che la mano destra non sappia della sinistra in fatto di altruismo e aiuto. Per quanto riguarda i social: -  ODIO FACEBOOK, RESPONSABILE DEL FATTO DI AVERE BANALIZZATO E SVILITO LA DEFINIZIONE DELLA PAROLA “AMICO”, OLTRE AVERE APERTO LA PORTA  ALLA MANCANZA DI TUTELA DELLA RISERVATEZZA COME FATTO DI OVVIETÀ, DA QUANDO QUESTO MEZZO DI COMUNICAZIONE ESISTE !!!!

Buona serata,  Luca.

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