La tecnologia e il web
non sono invadenti, lo è chi utilizza questi mezzi come una porta sempre aperta
per pretendere: risposte, attenzione o esercitare intromissione nel privato
altrui. Il telefono mobile, il web, i Social hanno reso tutti Noi "personaggi pubblici" di fatto. Prima dell’avvento delle nuove tecnologie il numero telefonico dell’utenza
domestica era considerato un mondo privato, esisteva una
deontologia e un rispetto di questo ambito domestico, famigliare. Oggi non è più così regna
una maleducazione diffusa per la quale ad ogni ora in ogni giornata lavorativa
o festiva puoi essere disturbato. Rispondere al telefono che squilla è un
obbligo, come lo è rispondere alle mail, agli sms, mms. E' un obbligo dichiarare pubblicamente una
tua difficoltà sui social. Ingenuamente qualcuno cede alla tentazione di
rendere pubblico un proprio problema; anche di salute. Il motivo del perché lo
si fa ? La ricerca di un riguardo al proprio stato al proprio momento complicato;
difficilmente verrà rispettato, siamo troppo abituati a non avere più veri rapporti
personali surclassati da una forma di conoscenza superficiale virtuale che ci
ha anestetizzato dal vedere l’umanità dell’altro, siamo diventati tutti osservatori a distanza. In questo nuovo sistema di
relazioni l’interesse privato, viene prima. La difficoltà è un ostacolo all’interesse, e
in questo periodo storico di vacche magre emerge la bestialità che c’è in noi;
solidali a chiacchiere; in questi giorni Natalizi, mi spiace dirlo ho notato Uomini
e Donne che professano una grande vocazione per gli altri, fare liste di
categorie alle quali un sostegno ( economico o/e morale ), va dato. Allo
straniero, al cooperante, ai bambini in uno stato estero, al missionario, al
rifugiato; ecco alcune delle categorie
con il passaporto per la compassione e l’aiuto dovuto. Il vicino di casa che ha
perso il lavoro, la Famiglia con un disabile tra i suoi componenti, una persona
che improvvisamente si ammala sono solo alcuni casi di bisognosi a noi vicini di
cui ci si può scordare, se non per un celere contatto: web, telefono, mail, con
la pretesa di un’altrettanto celere
risposta. Dare compassione a volte è anche accettare un silenzio senza
insistere, chi ha un nuovo problema ha il diritto di preservare la sua dignità,
il suo amor proprio, scegliendo il tempo della relazione nella ricerca di una
possibile soluzione o un contatto. In questo periodo come dicevo: ho sentito molti buoni propositi nel
senso della sussidiarietà e della compassione espressi e dichiarati da tante persone, alcuni
di loro li ritengo i “ professionisti del buon sentimento”, per poi nel
concreto avere osservato comportamenti opposti. Mi ha disgustato, questo modo
di fare al punto da avere troncato alcuni rapporti personali; vorrei suggerire
più attenzione e sensibilità, oltre la regola sempre sacrosanta dell’essere
concreti e che la mano destra non sappia della sinistra in fatto di altruismo e
aiuto. Per quanto riguarda i social: - ODIO FACEBOOK, RESPONSABILE DEL FATTO DI AVERE BANALIZZATO E SVILITO LA
DEFINIZIONE DELLA PAROLA “AMICO”, OLTRE AVERE APERTO LA PORTA ALLA MANCANZA DI TUTELA DELLA RISERVATEZZA COME FATTO DI OVVIETÀ, DA QUANDO QUESTO MEZZO DI COMUNICAZIONE ESISTE !!!!
Buona serata, Luca.
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