sabato 28 febbraio 2015

Sesto potere ......

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La comunicazione è un esercizio espressivo di: parole ed ascolto, immagini, musica, espressioni corporee . Come si inserisce in questa funzione vitale il web ? Questo nuovo mondo della comunicazione “libero”, non lo è nei fatti, l’eccesso di libertà ha sviluppato: tanta informazione nessuna informazione, tante opinioni nessuna opinione. Oggi il contributo pubblicato sul web di maggior successo è quello che ottiene il più alto numero di commenti, per ottenere questo effetto esistono precisi parametri censori che si utilizzano nello scrivere la comunicazione: brevità, titolo con i puntini di sospensione, slogan, immagini consuete, crudezza pornografica dei termini, violazione del pudore o dell’ambito privato della persona .... chiunque scrive imponendosi una regola ferrea per produrre materiale espressivo, è un individuo che ha deciso di sottoporsi a una censura preventiva, appunto tutto il contrario della libertà di parola. “Il popolo del web” è un popolo liquido che non esiste, una comunità di anonimi che opera senza riconoscersi in valori condivisi con gli altri, quando partecipa a questo sabba collettivo lo fa non rivelando la sua identità, ne volendo aderire a una forma di aggregazione sociale, il “non popolo del web” vive di questa contraddizione di appartenenza a un gruppo di sconosciuti, rincorrendo il sogno dell’anarchia della popolazione invisibile. Chi e' padrone di questo strumento di comunicazione e controllo ha posto in essere varie strategie per conoscere uno ad uno i membri della comunità di anonimi, conosce di noi : identità, abitudini, atitudini, solidità patrimoniale. Nell’illusione dell’anonimato ci sentiamo liberi, e in quel momento esprimiamo l’essenza di noi stessi senza filtri, in quel contesto di assoluta intimità diventiamo vulnerabili, ci offriamo senza protezioni. Quarto potere di Welles, ( il controllo della stampa sulle persone, 1941 ) , quinto potere di Lumet , ( controllo della televisione sulle persone, 1976 ). Nel 2015 esiste il sesto potere, quello del web radicato nella vita delle persone, che ci rende la società con la maggiore incomunicabilità che sia mai esistita nella storia dell’uomo. Abbiamo una quantità di informazioni che ci arrivano a una tale velocità che siamo inondati da un fiume di stimoli che il nostro cervello non riesce a codificare, non ne ha la capacità. Siamo talmente pieni di contenuti che non riusciamo più a processare un’idea che si trasformi in sensazione e sentimento, che esiste già il contenuto nuovo che pretende di essere al centro del nostro pensiero. La velocità dell’informazione è talmente elevata che non ci consente di trasformare in parole i nostri pensieri, e non mi riferisco a quelle parlate, ma a quelle pensate. Siamo colti di pezzi di tutto, di slogan, di citazioni di pensieri altrui. In questo clima l’individuo perde il contatto con la realtà tradizionale trasferendo la sua residenza in quella virtuale, perdendo la cognizione del vero e del falso, del giusto e dello sbagliato, del bene e del male, abdicando la padronanza delle sue senzazioni, rendendosi imprevedibile a se stesso e quindi agli altri. La violenza di questa comunicazione impone a noi il tono di voce da usare, la postura, l’atteggiamento, la vitalità; rendendoci utili solo al nostro avatar. La nostra società è stata volutamente destrutturata; annullando l’appartenenza a una Nazione, a un ceppo culturale, dissuadendoci dal professare una religione. Per questo ultimo punto è stato incrementato il conflitto tra gli appartenenti alle grandi religioni monoteiste, tra non molto passerà l’assioma che avere un sentimento religioso è fonte di pericolo. Vorrei sbagliare; ma prevedo un futuro sempre più intriso di violenza fisica e verbale. Come tutte le fasi evolutive sono processi lunghi, quelli nati come me del ’65 non ne vedranno il risultato finale, di questo non me ne dispiaccio.
Buona domenica a tutti da, ELLEBASTA

domenica 15 febbraio 2015

Benvenuti nel Medio Evo







Oggi ho letto i giornali, le notizie, quelle Nazionali e quelle Internazionali, i commenti politici e di macroeconomia di alcuni giornali economici. Queste letture mi hanno indotto ad un’esclamazione poco fine e un po’ desueta: “porca miseria”, non bisogna essere per forza catastrofisti, gufi o menagrami per avere una visione nera; nemmeno ciechi, (anche se i ciechi vedono nero di suo). I dati economici Nazionali parlano di un livello di disoccupazione al 13,5 %, la nostra Politica Estera si prepara a chiedere all’ONU di scendere in armi in Libia, non ha questo Governo abbastanza le palle per pretendere la decisione autonoma di un’azione propria o chiedere all’Europa di farlo congiuntamente; così finalmente, potremmo vedere che l’Europa non c’è. 
Esistono Francia + Germania questa è l’Europa di attenti a quei due; ma potete anche leggerle al contrario se siete filo Francesi o filo Germanici. Ora il pericolo dal quale difendersi è a trecentocinquanta chilometri da Noi, per difendere l’Italia dalle minacce di pazzi disperati (l’Islam non centra nulla), che cercano di sfondare il fronte Libico e di trovare così un corridoio per la Vecchia Europa; bisogna muoversi. Lo abbiamo fatto chiudendo l’Ambasciata e rimpatriando i Nostri Connazionali con una nave della Marina Militare; c’è ancora qualcuno che vuole minimizzare il problema. 
Purtroppo a Palazzo Chigi non abbiamo Putin e nemmeno il Re di Giordania, quindi non la vedo bene. Facevo una considerazione: fronte del porto la povera Italia, eppure questo casino l’hanno creato i Francesi e gli Americani, andando a sovvertire un ordine costituito e ammazzando un dittatore, Gheddafi, senza avere idea di come sostituirlo sapendo che in quel territorio, fatto di Tribù, la democrazia e la diplomazia contano come il due di coppe quando gioca il due di denari che è briscola. “Tribù” non lo uso come termine dispregiativo o perché sono razzista, è la realtà locale di quei luoghi abitati da indigeni che si governano divisi in gruppi chiusi di un’unica etnia; una realtà di cui non abbiamo voluto sapere. Vuoi vedere che ora attendiamo il via libera da Mr. Obama per poter sperare in una difesa che ci dovremo pagare? 
Nessun problema, il vice Gabibbo che abita a Palazzo Chigi ci gioca a golf tutte le Domeniche con l’Inquilino della Casa Bianca, tra una buca e l’altra nel suo convincente e fluente Inglese gli chiederà: -“permesso”, il Presidente gli risponderà con gentilezza: - al tee della 9 parti tu per primo. Il Nostro, intuendo la disponibilità, esordirà: - non avevo dubbi di poter contare su di Te-; è così che si consolidano i rapporti tra Leader, grazie. 
Saltiamo piè pari a ricordare i contratti dell’export Italiano, in pericolo in tutto il Mondo, in testa quelli con la Confederazione Russa e con l’India, (dove un nostro Marò è in ostaggio e reclamano il rientro dell’altro). 
Diamo un’occhiatina ora a Roma, domani inizia una settimana tribolata per il Segretario Presidente, partito con un’autostrada di fiducia al suo Governo nominato da Lui stesso e dalle Primarie del PD meno la L, per ripiegare su un binario di fiducia, (ma ha vinto le europee con il voto del 41% del 50% degli Italiani, su questo argomento, non so se è la politica bellezza o .. soprassiedo); torniamo a “bomba” visto il clima, domani la fiducia al Governo si è ridotta da un’autostrada a un ponte Tibetano appeso tra Scilla e Cariddi. Dopo la “rottamazione”, “il patto del Nazareno”, -venghino Signori venghino più elettori entrano più bestie si vedono-, ecco a voi dopo la maggioranza Bulgara quella Tibetana. 
Domani giornatona per il “piano Merkel” per la Grecia: dopo una dovuta moina, la Frau Cancelliera darà la sua benedizione al piano di ristrutturazione del debito Greco con uno sconto del 10% su ciò che dovrebbe restituire alla Banca Europea, oltre un rientro senza interessi a mai più del restante debito. Tutti non sanno che i creditori Privati più esposti con la Grecia sono le Banche Tedesche imballate di Titoli di Stato Greci; oltre a questo dettaglio: che l’Industria casearia, quella dell’olio oltre la produzione del miele, parlano tutte Tedesco -il 46% del PIL.
Con un default, quale Paese Europeo sarebbe più danneggiato? Quindi: in “culo alla balena” ai Greci, prevedo che la Grecia possa cavarsela, anche la Germania 'e vissero tutti felici e contenti', così si fanno gli affari, 'impara l’arte e mettila da parte', diceva un detto. 
Dopo avere santificato la Domenica che volge al termine, volevo ricordare che nessuno parla più di Charlie Hebdo, lo faccio Io anche se chi fa satira sulla religione mi sta sulle palle, ma chi pratica violenza ancora di più. 
Se qualche militante Islamico o post Comunista, Agente della C.I.A. o tifoso della Fiorentina, fosse scontento di quello che ha appena letto e volesse venire a spararmi, per almeno un’altra settimana alloggio in clinica. Vi aspetto camera 301, non sbagliate però, non vorrei ci andassero di mezzo pazienti innocenti, per colpa mia. 
“Signori benvenuti nel Medio Evo”. 
Ora che vi ho rasserenato, cari Amici, auguro a tutti buona fortuna, buona settimana, e buon lavoro, 
da ELLEBASTA che per ora riposa in pace in clinica.

sabato 14 febbraio 2015

"IL MIO MONDO"







Oggi come non mai avevo voglia di farvi confessioni, l'ho fatto nel pezzo che segue, spero "il mio mondo" vi interessi, ora mai siete oltre che amici confidenti. Questa occasione è propizia anche perchè oggi è S. Valentino, spero che ognuno di Voi lo viva con passione e gioia con l'altra metà del mondo che amate. Auguro un buon S. Valentino a chi l'altra metà della mela la sta cercando, che il destino vi faccia incontrare chi possa con Voi realizzare ogni vostro desiderio. Ora vi lascio al mio lungo "pezzo" di oggi ..... 

Come molte volte accade a ognuno di noi, un giorno mi sono chiesto: -sono contento?- Una domanda secca, con altrettanto risposta franca e secca: -no!- In quel no erano racchiuse l’ansia, le frustrazioni, l’autocensura, il non sentirsi centrato rispetto la vita che facevo, i molti dubbi e le molte domande sull’etica, sui confini valicabili o invalicabili per perseguire un proprio obiettivo la cui soddisfazione, quando raggiunto, era solo per me stesso, durava un minuto perché all’orizzonte ve n’era uno nuovo da raggiungere. In quel no erano racchiuse un fiume di parole, per descriverne la motivazione. La verità più intima era che per compiacere tutte le persone che frequentavo e crearmi una sorta di corte che mi ammirava, ai miei cortigiani non dicevo da anni dei no. Ma tutti nel “mio mondo” si comportavano così; quest'altro binomio di parole magiche ha un motivo sostanziale, nel mio stato d’animo scontento. Quando si parla di nostro mondo, nel linguaggio comune, è il più delle volte un riferimento chiaro al nostro ambiente lavorativo: molti individui si creano “un mondo” per comprendere e controllare un ambiente che come tale è circoscritto; questa modalità ci rassicura, conosciamo le regole, i ruoli gli ambiti, usiamo “il nostro mondo”, diseducandoci a vivere quello vero. Il “nostro mondo” è vissuto in comune con altri individui che anche loro hanno trovato rassicurante aderire a questo modello di società chiusa, dove la prima regola è costruire le basi per diffondere questo messaggio: "il rischio è un disvalore", facendo assimilare ai componenti della Comunità il concetto che la parola 'rischio' e 'azzardo' esprimono contenuti uguali. Perché viene ritenuta importante questa forma di allerta? Il motivo è che chi accetta il rischio e riesce nell'intento di evolvere ed emanciparsi come si è proposto, può essere un’antagonista del leader. Questo pericolo è grave e mette a repentaglio gli equilibri del “nostro mondo”; è prerogativa del capo scegliersi la sua discendenza, perché è il benefit ultimo che gli rimane da elargire. L’obiettivo di questa sua ultima benevolenza è il premio desiderato da tutta la corte per tutti gli anni del suo regno: il vero motivo per il quale detiene il potere sino alla sua abdicazione, sarà sua prerogativa nominare chi gli succede. 
Negli ambienti di lavoro con molte persone il sistema è piramidale: con leader di prima fascia, di seconda, di terza, così via, ognuno di questi moderni feudatari ha la sua corte; tutti insieme partecipano alla vita del regno “il loro mondo”. Questo messaggio di allerta rispetto ai pericoli del rischio lo diffonde il leader al team e ad una cerchia ristretta di sentinelle a lui care, utili ad operare le azioni di controllo sul territorio e sul branco. La politica del Leader, in tutti gli ambienti di lavoro così organizzati, è somministrare rassicurazione e benefit, il controvalore per avere la pace sociale; fino a che l’Azienda, così strutturata dal punto di vista della socialità, non dichiara fallimento. Nessuna Azienda può prosperare e vincere le continue sfide competitive se il team non è spinto a cercare innovazione, se non esiste una sana competizione tra i suoi componenti, ad avere fame tutti i giorni di un traguardo raggiunto, ad affrontare le sfide per il bene comune assumendosi responsabilità, a partecipare al rinnovo dei prodotti o servizi che l’Azienda offre al mercato. 
Ma ritorniamo al “nostro mondo”; in questo ambiente le persone che interagiscono arrivano a codificare un proprio linguaggio comune di cui vanno fieri, lo slang del gruppo. Ho visto molte Aziende così organizzate fallire, e questo non è un male, il male è la difficoltà di integrazione delle manovalanze in altre opportunità occupazionali; ho assistito a casi dove il lavoratore ha dovuto cercare aiuto con un supporto psicologico. Questo modello di gestione ha coinvolto molte industrie, compagnie di servizi, assicurazioni, ospedali, producendo molti danni. Questo è stato il modello organizzativo di molte Imprese Italiane tra gli anni ’70 e ’90; esistono ancora Aziende che resistono con questo sistema, chi negli anni ’80 ha provato il cambiamento con l’inserimento dei Manager, la rivoluzione è stato il più grande disastro economico tra gli anni ’80 e 2000 per il comparto industriale manifatturiero. Per il primo periodo dell’inserimento dei Manager e delle loro dottrine, ho pensato che fossero un branco di arroganti incapaci che rovinavano le imprese che i capitalisti gli avevano affidato. Negli anni mi sono reso conto che, sì, qualche Manager asino c’è stato; la conversione di Aziende che hanno in carico tra i 1000 e 20.000 addetti che per anni hanno vissuto come Comunità così concepita e organizzata, sarebbe stato saggio per gli Azionisti questa scelta: - l’Azienda doveva, se aveva buoni prodotti, salvare quelli, aprendo New. Co. con una gestione manageriale moderna; della vecchia Azienda avrei portato i libri in Tribunale. Ma l’Impresa Italiana con i Capitali provenienti da gruppi Famigliari, ha scelto diversamente identificando la propria Azienda con la propria Famiglia, anche se nessuno alla domanda: "Sacrificheresti la tua famiglia?" lo farebbe. Così è avvenuto, dissanguando e indebitando gli investitori Capitalisti, facendo morire le imprese i loro prodotti il loro bagaglio culturale. Disperdendo un patrimonio di ricchezza nato nella ricostruzione post bellica, un’occasione che ad oggi in Italia non si è più ripresentata. Se volete confutare quello che vi racconto potete fare un’indagine paragonando Italia, Francia, Inghilterra: le ultime due hanno imprese centenarie come normalità, in Italia si contano sulle dita di una mano. Questo ha dato forza e valore ai brand esteri nel polo del lusso, i loro esprimono l’evoluzione ma anche una storia aziendale longeva che avvalora la qualità del prodotto che vendono. Non è un caso che nella top list Mondiale relativa al valore dei brand, il primo posto da tre anni lo detenga “Ferrari”, Azienda con più di cento anni di storia, i marchi a seguire come “Coca Cola” sono tutti esteri e tutti con una vita d’Impresa ultra centenaria. Su questo aspetto vorrei puntualizzare che anche l’economia Americana, con le sue rigide regole del profitto, ha imprese moderne e all’avanguardia; riguardo alla vita media delle Imprese di successo nella Top List mondiale, esse hanno una data di nascita che data sempre i primi del ‘900, un’eccezione la New Economy, che ha comunque Imprese con almeno 30 anni di storia. Questo avvalora il fatto che il profitto maggiore lo persegue chi sa innovare l’esistente, rendendo, a sua volta, un asset di valore la storia dell’Azienda che negli anni ha saputo evolversi. 
Non ho divagato come sembra, e spero di mostrarvelo con il seguito del racconto; ma vi rivelo anche un segreto: ho studiato gli scritti di Adriano Olivetti, ammirandolo per la forza con cui ha spinto l’idea di etica nell’Impresa, ma il suo modello organizzativo l'ho sempre trovato deleterio per l’Impresa; pur avendo a volte cercato di applicare moduli del suo pensiero organizzativo, poiché lo ritenevo eticamente giusto, le volte che mi sono concesso questo lusso ho dovuto poi ripararne il danno che ho provocato con questa scelta. 
A 32 anni ero Azionista di un’Impresa come quella descritta che adottava quel metodo di gestione diciamo “tradizionale”, fatturava 900.000.000 di Euro, producendo e commercializzando giochi elettronici diventati in seguito home games. Quest’Impresa era quotata alla Borsa di Milano nel segmento Star, oggi non esiste più, è fallita. Il mio ruolo era nella Holding di controllo quello di Vice Presidente esecutivo. A 32 anni avevo raggiunto tutti gli obiettivi, possedevo case, macchine, utilizzavo un Aereo privato quando ritenevo che i voli di linea fossero scomodi come orari per i miei continui spostamenti, avevo i servizi di un’assistente personale che mi aiutava nella gestione della mia agenda e spesso anche supplendo le mancanze che arrecavo alla mia vita privata. Frequentavo il “mio mondo” un mondo rassicurante e che mi proteggeva nel quale avevo un mio spazio ed ero stimato. Ora vi racconto la storia vera del perché un giorno di Novembre di 28 anni fa ho rinunciato a tutto questo rassegnando le mie dimissioni: bruciando in quel momento una carriera, divorziando un anno dopo da mia Moglie date le incomprensioni insanabili per questo fatto. Non ho più avuto da quel giorno amici, erano tutti in "quel mondo”, quelli venuti prima li avevo eliminati, non erano compatibili con le nuove frequentazioni e mie scelte di quel momento. Ora ne scelsi uno di mondo, libero, diverso, anche pericoloso, avevo scelto di ricostruirmi lì come individuo; che si dava nuove sfide, voleva evolvere. Ma veniamo al dunque: una sera ero a Riccione con un mio Amico, ( di mestiere veterinario del Comune), una sera di assoluta tristezza. Mi trovavo con Lui in un locale a bere, una serata tra amici, passammo di argomento in argomento sino a che Piero mi pose la domanda: - Luca, cosa c’è che non va ? La mia risposta è durata sino all'ora di chiusura ed alla fine di una bottiglia di Glen Grant. Questo fiume di parole, favorito anche dalla disinibizione dell’alcol, era stata una confessione a cuore aperto, una cosa del tipo: “Signor Giudice mi condanni”. La risposta di Piero arrivò precisa: - ora vieni con me. Mi portò in macchina al Canile Municipale che dirigeva, la scusa era che voleva fare un sopralluogo, proprio quella notte. Mi lamentai un po’ ma lo seguii. Arrivato in prossimità del Canile fermò la macchina e mi disse deciso: - ora andiamo a piedi. Ora, mi suonò strano il suo comportamento ma era mio amico, mi fidavo di Lui sapevo che mi voleva bene, lo segui in silenzio, al buio in quella campagna deserta ai confini di Riccione. Avanzavamo passeggiando verso il canile e iniziarono i primi abbai e ululati; mi fece notare che i cani che abbaiavano erano quelli delle case vicine, nel canile c’era la quiete, nell’organizzazione dei cani, mi disse, ci sono i cani sentinella; avanzavamo e capivo dai luoghi dove provenivano i latrati che le sentinelle erano disposte concentriche al canile. Ci avvicinavamo alla nostra meta e magicamente i cani alle nostre spalle non abbaiavano più, ne abbaiavano dei nuovi, sempre con la stessa modalità concentriche all’obbiettivo che Piero si era proposto quella notte. Finalmente arrivammo in silenzio ai confini del recinto di questi edifici-ricovero per animali, varcammo la soglia di un alto portone grigio, che Piero aprì. Era un inferno di: abbai, latrati, ululati: se avessi potuto sarei scappato via. Gli animali erano chiusi nei ricoveri recintati, ma l’effetto sonoro che producevano era terrificante. Un nuovo comando: - ora aspetta qui. Rimasi solo, lui si avvicinò ai recinti e come d’incanto tornava la quiete, lo persi di vista; ma nel Canile era tornato il silenzio, un silenzio che mi aveva portato in dote lo stupore, un sentimento che da tempo mi aveva abbandonato. Piero tornò con un amico, aveva al guinzaglio un vecchio cane di media taglia dagli occhi bicolore. : - Ti presento il capo, è Tommy. Il cane mi guardava con benevolenza mi venne di accarezzarlo, ma lui mi anticipò leccandomi la mano, ora ti ha riconosciuto, possiamo iniziare la visita agli altri, non corri più pericolo. Piero iniziò il suo racconto, mentre visitavamo i recinti, entrando e conoscendo cani, ad ognuno una sua storia che Piero conosceva a memoria. "Ecco Luca, ora vedi che ci abbaiano solo quando ci avviciniamo e in modo diverso per attrarre l’attenzione, il mondo dei Cani è organizzato così: prima quando siamo arrivati, hanno abbaiato i cani dei vicini legati fuori dalle case; i cani “sentinella” che si sono acquietati, quando ci siamo allontanati . Poi hanno abbaiato i cani “sentinella” del Canile e tutto l’ambiente si è allarmato, mi anno riconosciuto quando sono entrato tra i recinti e l’allerta è cessata riportando il silenzio; hai conosciuto il capo, sei potuto entrare a fare visita agli altri. Questa società è gestita da loro esattamente come l’organizzazione della tua attuale vita, e del tuo attuale “mondo”. Sei mio amico, ti dico solo che non ti invidio, pensavo, vedendoti ogni tanto a Riccione e sapendo cosa stavi facendo, che tu fossi felice, da questa sera Io sono preoccupato per te; nel “mondo” al quale presto le mie cure, Io so come va a finire. Ma poi esco da qui, non ho il mio mondo, ma la mia vita da vivere". 
Ho riflettuto molto, dopo quella sera, poi sono rientrato a Londra due settimane dopo, per rassegnare le mie dimissioni. Da quel giorno guardo i mondi degli altri senza nessuna invidia, non sento nostalgia o rimpianti, la vita dopo non è stata semplice per me, ma ogni tanto ho persone che incontro e mi dicono la frase celebre condita da: - sai, nel “mio mondo”-, provo veramente molta tristezza e compassione per loro. Il giorno dopo le mie dimissioni ho lasciato immediatamente l’incarico, la prima cosa che ho pensato, la prima mattina che mi sono svegliato senza avere nulla da fare, è stato, prima di ripartire ad affrontare un’altra occasione di lavoro, sentimentale, di amicizia: devo trovare e scrivere la mia regola, così ho fatto, scoprendo che nella solitudine iniziavo a conoscermi e riconoscermi; posso dirvi che un periodo di eremitaggio mi è stato molto utile. Ho in seguito avuto altre avventure imprenditoriali. Per questo motivo, nel momento del mio “isolamento”, avevo redatto delle linee guida se un giorno avessi guidato una nuova Azienda; lo spunto me lo ha dato un libro di psicologia, dal quale ho tratto questi spunti; li ho chiamati: “menu per un’Azienda sana”:
1. Il tempo della concentrazione. Ogni persona appartenente al team qualsiasi mansione svolga deve avere questo tempo da dedicare a questa attività, favorisce la neuro plasticità, ossia la modifica del cervello in risposta all'esperienza che è alla base della memoria e dell’apprendimento. Concentrandosi su un processo per volta e riducendo il multitasking si possono migliorare queste funzioni, migliorando il rendimento. Quindi il team leader deve mettere molta attenzione nel conferire incarichi, gli incarichi multipli a un unico individuo vanno calibrati, perché quest’ultimo mantenga un buon equilibrio e qualità di vita, anche e soprattutto quando vive la sua vita privata.
2. Il tempo della progettazione. Questa fase va vissuta come un gioco nel quale l’incaricato a svolgere questo compito lo deve fare con la spontaneità oltre la disponibilità a esplorare il mondo, dedicandosi a esperienze nuove con piacere e un genuino senso di scoperta, senza valutare i risultati con il metro del giusto o sbagliato, questo approccio facilita la propensione alla scoperta dell’innovazione e della propria creatività. Se un progetto nasce sbagliato sulla carta non è un problema si prende un nuovo foglio bianco e si riparte. Il danno all’Azienda di avere buttato un po’ di carta è una perdita accettabile, peggio un fallimento di un’impresa che parte senza progetto.
3. Il tempo della relazione. Questo è un tempo importante nell’Azienda moderna, i rapporti tra individui entrando in relazione tra loro, con gentilezza e generosità, se possibile di persona, favorisce il legame tra le persone; che è alla base del buon funzionamento di un team. La relazione non esclude il rapporto col mondo nel quale viviamo, passando più tempo ad ammirare la natura ci immergiamo nella realtà di essere parte del pianeta e di condividere con una moltitudine di altri esseri umani questa casa chiamata Terra.
4. Il tempo dei bilanci personali. Ogni componente del team deve avere possibilità di questo contatto con la propria interiorità, senza questo contatto, non possono nascere bilanci veritieri e genuini, di conseguenza nemmeno soluzioni efficaci. Il potere della consapevolezza rafforza la regolazione delle emozioni e l’attenzione, aumenta l’empatia e la flessibilità, tutte qualità che arricchiscono l’individuo e quindi l’azienda.
5. Il tempo libero. Fuori dal lavoro è meglio che i componenti del team non si frequentino, l’individuo deve essere libero veramente, un legame con un componente dello stesso staff al di fuori del lavoro è nocivo, non favorisce nella persona lo stacco mentale con l’azienda. Il tempo libero è fatto per dedicarsi alla Famiglia, all’ozio, all’attività fisica; al sonno che è importantissimo perchè favorisce l’integrazione a livello celebrale e il consolidamento di ciò che abbiamo appreso durante il giorno. Il sonno rigenera la nostra energia. Il leader ha l’obbligo non solo di rispettare il tempo libero dei componenti della sua squadra, ha il compito di accertarsi che questo tempo sia vissuto con serenità e soddisfazione.


......cari amici, se siete arrivati a leggere sino a qui, vi auguro una Buona Domenica, ..........alla prossima....... da ELLEBASTA.

venerdì 13 febbraio 2015

Molti pensieri molto onore, speriamo.




Iniziare il racconto, dovendo approcciare un tema così importante può intimorire, io lo faccio dissimulando la responsabilità di affrontarlo, introducendo l’argomento “economia”, con due brevi storielle divertenti. Oltre questa strategia, userò come preambolo questa considerazione poco divertente; una cosa molto seria.
“Il costo della vita”,
un modo di dire che tutti noi abbiamo ascoltato o abbiamo usato nelle discussioni quotidiane. “Il costo della Vita”, (conosco la regola dello scrivere evitando ripetizioni), ma che leggiate ad alta voce o memorizzando questo testo, ascoltate il suono delle parole; “il costo della vita”. Abbiamo modi gergali di dire che usiamo con naturalezza, in questo caso, “il costo della vita”, è un’affermazione ultimativa angosciante. La si è resa banale per: non discuterla, per non approfondirla, come mettere in dodicesima pagina la notizia del giorno, sì lo sappiamo è grave ma c’è di peggio. La ripeto la frase, “il costo della vita”, un ipotesi che per spietatezza e disumanità, può dignitosamente stare in una lista di modi di dire da mettere all’indice. “Il costo della vita” presuppone due fatti: il primo) la vita ha un costo, il secondo) il denaro può pagare una vita che si può comprare e vendere. Ma ora direi Io:- Luca, hai una vita da vendermi; Luca, dove si comprano le vite ? Vorrei comprare la tua vita! Queste domande lecite aprono una grande questione, non occorre a mio avviso altro commento ne argomentazione. Quando coabitiamo con un fatto grave lo banalizziamo o lo ignoriamo è il nostro modo di esorcizzare il pericolo, fino a quando questa convivenza silenziosa ci uccide. Ora come promesso ecco le due storielle per stemperare, “il clima”. Al mio Paese, esiste un pollivendolo, cuoce e vende molti polli arrosto. Dal negozio del Pollivendolo esce sempre un ottimo odore, veramente appetitoso. Il proprietario del negozio, iniziò un giorno a chiedere il pagamento per quell’ottimo odore; ai pedoni che transitavano davanti al suo esercizio. Nacquero grandi discussioni tra gli avventori, sul suo diritto a riscuotere un prezzo per il profumo del pollo. Tutto fu chiarito una volta per tutte, un giorno nel quale il pollivendolo discusse con un mite Signore, dal quale pretendeva questo pagamento, il suo interlocutore con molto garbo decise di compensare quel buon odore. Fece cadere a terra una moneta che provocò un tintinnio, raccolse la moneta la ripose in tasca. Appunto, pagò il corrispettivo del profumo del pollo con il tintinnio della Sua moneta. Da quel giorno, non vi furono più discussioni in merito a questo diritto, era stato creato in quel momento un precedente. Il secondo aneddoto coinvolge sempre alcuni miei compaesani, brava gente. Un Signore considerato in Paese un sempliciotto, decise quella mattina di andare al mercato in una Città vicina. Partì dalla Piazza del Paese in bicicletta fischiettando. Lo vide passare Giuliano che gli gridò:- dove vai Osvaldo, al mercato ? Rispose Osvaldo:- sì. Giuliano gli urlò, mi compri un fischietto. Ma Osvaldo non rispose. Osvaldo raggiunse una frazione del suo Paese e incrociò Carlo. Carlo gli urlò:- dove vai Osvaldo, al mercato ? Rispose Osvaldo:- sì. Carlo gli gridò, mi compri un fischietto. Ma Osvaldo non rispose. Avvicinandosi alla Città dove si sarebbe svolto il mercato; Osvaldo incontrò Giovanni che gli chiese: - Ciao, Osvaldo, stai andando al mercato ? Osvaldo rispose di sì. Osvaldo, gli disse Giovanni: - eccoti cinque lire, al mercato mi compri un fischietto ? Osvaldo rispose: - Tu sì che vuoi fischiare ! Questi aneddoti incardinano nel loro contenuto, tre principi della “relazione” con: il dovuto, il diritto, la volontà di fare. Non tutto quello che uno reclama o chiede è dovuto. Il diritto a pretendere un pagamento, un contraente lo acquisisce nel momento che un bene o un servizio viene accettato dall’altro contraente, che visto e piaciuto lo fa suo e lo paga. Quando di agisce in vece altrui, comportarsi come ha fatto Osvaldo non è sbagliato. Un vecchio insegnamento che proviene dalla tradizione contadina, dice:  “quando si fa un favore a un Amico, si perdono soldi ed Amico”, (meglio farsi anticipare il dovuto alla peggio perderai l’Amico). Se ci penso, Io sono come quello che posticipa sempre la dieta a domani,( quando inizi la dieta, è la solita domanda, domani la solita risposta), anch’io lo faccio nel non mettere in atto questa massima, in fatto di favori ed amicizia. Purtroppo i vecchi saggi la sapevano lunga, e molte volte il favore reso all’amico mi è costato, la perdita dell’amicizia e molto dolore. La saggezza dei vecchi, ha fatto scrivere mille “detti”, (insegnamenti), tutte verità. Non ho tergiversato fino ad ora sull’argomento che voglio trattare, come può sembrare. Il tema che affrontiamo, sin dall’inizio di questo strampalato resoconto, è l’economia e la vita sociale.






Tutte le volte che parlo con un’Economista il Suo approccio, al problema del dover indicare una nuova modalità di cambiamento, nella gestione dell’economia e della cosa pubblica è di ordine: scientifico, speculativo. La soluzione offerta: la proposta di format organizzativi, che partono dal presupposto della salvaguardia dall’esistente, quindi dalla conservazione della tradizione. Queste soluzioni, proposte sostenibili a loro dire, nascono dall’analisi di statistiche; attuali ieri. Il bisogno dell’Industria e in modo subalterno dell’economia, è quello di sfruttare al massimo gli impianti e i cicli produttivi sui quali si è sino ad oggi investito. L’economia è una materia che analizza le soluzioni per risolvere problemi pratici (legati all’oggi); è studiata da giovani e insegnata da vecchi conservatori. Il consumatore, l’ambiente, la trasformazione dei costumi sociali, il nomadismo dei Popoli con in relativi flussi migratori, le nuove tecnologie, tutte questi protagonisti e queste variabili di un Mondo che cambia; con le sue necessità e la sua nuova velocità, sono tutte questioni trascurabili occuparsene porta perdite e non profitto; ci vorrebbe un giuramento di Ippocrate per gli economisti. - il tema, fare dell’economia una scienza a servizio dell’umanità e non esclusivamente del profitto . 


Vorrei citarvi per ragionare ancora di economia, due casi concreti che tutti conosciamo, con alcuni nuovi punti di vista ai quali magari non avete pensato: 


il primo) i carburanti derivati da risorse fossili non saranno più sufficienti al fabbisogno Mondiale da qui a 35 anni. Il Pianeta, non può sopportare l’inquinamento creato dai carburanti fossili oltre che dai versamenti in: mare, nei fiumi, nelle falde; degli scarichi industriali. L’aria e l’atmosfera inquinata è la conseguenza maggiore correlata all’utilizzo di questo combustibile. Il Pianeta, risponde alla nostra aggressione scellerata inquinante con l’innalzamento medio delle temperature nelle varie zone climatiche, questo fatto porta in dote le catastrofi generate da eventi climatici, oltre quelli idrogeologici. Un dato scarsamente divulgato di questa ribellione, è l’impatto sul Mondo della sommatoria di questi parametri: la variazioni di “valori” ambientali, sommato, all’inquinante immesso dall’uomo nel Pianeta; cosa comporta il risultato di queste concause dal punto di vista biologico, e microbiologico ? Nessuno ci informa del serio rischio di una mutazione genetica in atto negli esseri viventi appartenenti ai tre Regni, da questa constatazione sorge la vera domanda: quante pandemie dovremmo affrontare nel prossimo futuro. Io ho disegnato uno scenario cupo, per quanto mi è possibile conoscere, ma qual è il reale stato di salute del nostro Pianeta ? Esistono le tecnologie economicamente sostenibili per cambiare rotta nell’impiego dei carburanti attualmente in uso con prodotti alternativi ? La risposta è sì. Da quando ne siamo in possesso di queste alternative ? Da moti anni. Se ho azzeccato tutte le domane e tutte le risposte, quale è il conto che non torna ? Questa necessità di cambiamento non fa tornare il conto all’Industria, che verrebbe colpita dal punto di vista del profitto per la necessità di finanziare la conversione degli impianti. Non torna alle Corporation del petrolio che rimarrebbero con scorte inutilizzate, senza poter mettere in atto nessun profitto nel tempo di questo cambiamento di cambio di strategie e scelte da parte dei consumatori e in subordine dei Governi. Poniamoci un ultimo interrogativo a proposito di una necessità che interessa tutti i Cittadini del Mondo, questo comparto è la mobilità “privata e pubblica”, la domanda retorica è: - esistono mezzi di trasporto a basso costo di produzione che non inquinano e hanno un altrettanto basso costo di esercizio ? Anche in questo caso la risposta è sì. Da quando ? Da molti anni, questo ora mai è chiaro a tutti. Attuandosi queste scelte con consapevolezza, e il cambiamento andasse nella direzione dell’innovazione e del rinnovamento; come risolverebbero le Corporation dell’automobile il problema del danno economico provocato dalla rottamazione delle loro linee di produzione che diventerebbero immediatamente obsolete, al fine dei nuovi cicli produttivi. Nel DNA delle Imprese esiste come caposaldo unico fare profitto, non sopporterebbero per filosofia la dismissione di impianti ancora in grado di produrre ricchezza, per loro, in favore di un cambiamento per miglior vivere, che gli provocherebbe una perdita economica. Per motivi professionali mi sono imbattuto nel “problema” dell’elettro smog, ho scoperto che siamo bersagliati da pericolose emissioni elettromagnetiche che provengono da infinite fonti di immissione. Le soglie di livello dall’erta per l’ O.M.S. riguardo questo inquinamento è sforato in tutto il Mondo, per porre “rimedio” le Nazioni adeguano le legislazioni relative le imposizioni di valori delle soglie tollerabili, ponendo soglie di allerta di Legge aggiornate sempre al rialzo ogni volta che occorre rettificarle; rendendo legale lo status quo del momento. Se ricercate in internet e approfondite le conseguenze, che porta questa “unzione” invisibile alla nostra salute, rimarrete sbalorditi. Dopo avere anch’io fatto ricerche in merito e affrontando mio malgrado questa presa d’atto dello stato delle cose: - mi sono domandato a chi conviene tacere ? “La risposta è giunta con un’e – mail”, è una battuta s’intende; i più grandi investitori al Mondo in pubblicità sono: le Compagnie Telefoniche le Compagnie Elettriche le Compagnie Televisive e Radiofoniche. Queste Compagnie sono inquinatori di elettro smog, non sono gli unici responsabili di questo grave fatto ma sono sicuramente i più grandi in termini di immissioni rilasciate. Nessun giornale, televisione, radio; vivrebbe privandosi di questo enorme investimento pubblicitario, ed ironia della sorte Loro non potrebbero fare arrivare il messaggio all’opinione pubblica, per coerenza dovrebbero spegnersi essendo loro stessi Soggetti che inquinano . Mi sono chiesto: - esiste un’alternativa a questo in modo che i media trasmettano senza arrecare danno alla salute dei Cittadini, o che il mio telefono mobile non si spenga per la nobile causa ? La risposta è si ma come per tutti gli altri settori che ho citato non è possibile riconvertire le tecnologie senza fare danno al profitto degli Azionisti delle Corporation coinvolte. Per scelta di una parte minima ma influente degli abitanti del Pianeta, non si vuole cambiare rotta. È morale questo ? L’Impresa privata nasce per fare profitto, lo deve fare rispettando le regole e le Leggi, quindi se non contravvieni nessuna Legge è morale. Mi chiedo, è morale da parte dell’imprenditoria fare eleggere propri Candidati nei Governi delle Nazioni, per legiferare in favore di tematiche di questo tipo, sapendo che l’interesse che difenderanno nel redigere le Leggi terranno sostanzialmente conto solo di non creare povertà dal punto di vista economico, e la strenua difesa del modello consumistico / capitalistico occidentale, come unico modello economico possibile. Chiudo questo primo caso trattato, con un insegnamento di mio Nonno, che era Uomo saggio. Ricordati mi diceva: - nella vita se un Padrone e il suo garzone votano lo stesso Partito politico uno dei due è in mala fede o pazzo. Ma ricordati Luca che presa la decisione riguardo l’appartenenza politica, se in itinere il progetto politico che abbiamo appoggiato non consente ad ogni uomo di vivere con dignità, le cose cambiano riguardo la scelta che ti ho commentato prima; “meglio avere in casa un asino vivo che un dottore morto”, la morale è chiara, quanto vale “Il costo della vita”.



     
Il secondo) caso che vi racconto ha a che fare con un tema di attualità in questo momento storico; è indubbio che il modello occidentale capitalistico basato sul consumismo è fallito lo affermato più volte ma ora un caso di ribellione dell’Industria alla difficoltà del momento. L’Industria che crea i bisogni e non soddisfa le necessità non è morta tutt'altro, è più aggressiva di prima nei confronti del consumatore. La recessione crea un rallentamento dei consumi, che genera minore fatturato e minore utile diremo Noi !? Ma se leggiamo ed analizziamo i bilanci delle Aziende produttrici di beni di largo consumo degli ultimi sei anni, ci accorgiamo che la voce di fatturato è minore ma nella maggioranza dei casi l’utile è invariato se non in crescita. Prendiamo il caso di Quattro comparti: dell’Industria delle carni, quella degli alimentari e un’Industria di prodotti per l’igiene personale, abbigliamento. Per i primi tre comparti userò delle parole chiave per definire l’attacco circuitivo al consumatore che riceve prodotti insani e di bassa qualità, a prezzi vantaggiosi per loro e per la filiera produttiva e distributiva: transgenico, sofisticazione, farmacologia, anabolizzanti, chimica, biochimica, acquisto e sfruttamento della risorsa lavoro negli Stati dove si può attuare un regime di nuova schiavitù imposta per Legge. Mi immagino che gli interessati risponderanno: - rispettiamo i valori di Legge per produrre; ricordiamoci chi scrive queste Leggi e chi detta i parametri di tolleranza a difesa della salute, dell’ambiente, della tutela dei diritti umani e della dignità dell’Uomo riguardo il suo rapporto con il lavoro. Ora affronto il secondo argomento che voglio proporvi, riguardo questa tematica. Un tema che spero vi strapperà un sorriso; mi accorgo del catastrofismo che impregna questo testo, ma vi prometto, quanto scrivo di seguito merita una sana risata. L’industria prevedeva un calo dei consumi già quindici anni fa con le conseguenze attuali; la "storiella" è questa: - una nota casa produttrice di dentifricio vuole aumentare le sue vendite de 20%; ingaggia un Guru del marketing strategico a cui commissiona di cercare una soluzione. Una consulenza dalla parcella a sei zero. Il consulente risponde con la sua proposta dopo alcuni mesi, ( se una soluzione la rendi veloce la privi del suo valore). Per aumentare la vostra produzione e vendita: senza aumentare di un’ Euro l’investimento in nuovi impianti, in campagne pubblicitarie, nell'apertura di nuovi mercati; attuate semplicemente questo accorgimento: - aumentate la dimensione del foro di uscita del prodotto del 20%. Semplice no; ora quando fate la spesa, osservate gli scaffali che offrono beni per la cura della persona, guardate le confezioni che contengono creme o liquidi, analizzate la dimensione del foro di uscita del prodotto. Fatelo soprattutto nelle confezioni dove il Marchio della Catena di Distribuzione è titolare della produzione. Individuate i prodotti in sconto, verificate questo particolare sul foro e mi saprete dire. L’Industria e il Guru, sono stati geniali hanno aumentato fatturato e utile, facilitandovi nello spreco. Questo argomento sembra esaurito ma non lo è: - ha introdotto un tema ambientale a me molto caro, spero anche a Voi. Il Package, i prodotti confezionati per viaggiare arrivando al distributore e quindi in negozio, per essere venduti, hanno bisogno della confezione e dell’imballo. Esiste una normativa condivisa ora da tutti gli Stati che gli imballi e le confezioni debbono essere costruiti a norma di legge. Il Produttore paga una ulteriore tassa allo Stato, come contributo; allo smaltimento degli imballi e confezioni che produce e vende. Questa tassa fa parte della formazione del prezzo del prodotto quando sarà a Noi venduto. Io sono un velista è faccio immersioni, non sapete quanta spazzatura incontro per mare, quanta nei fondali. Una chopper bag di plastica per degradarsi ha bisogno di centinaia di anni se costruita con derivati del petrolio ,( plastica ). Oltre l’effetto inquinante per il mare, questo rifiuto attrae la curiosità e l’attenzione dei grandi pesci e dei grandi mammiferi, che vivono questa parte di pianeta fantastico che è il mare:- cosa ne fanno questi ignari protagonisti: (balene, orche, orsi marini, foche, delfini e potrei riempire una pagina di citati a questo incontro fortuito con quello che non conoscono), delle “ sacchetti di plastica ”. I grandi pesci e i grandi mammiferi, le mangiano non le digeriscono e muoiono. Questo stato delle cose non è da addebitare solo l’Industria, il contributo maggiore a questo sterminio; è nell'assenza di senso civico di tantissimi Anonimi, Cittadini consumatori.



MATERIALE, IMMATERIALE, ECONOMIA.

Materiale: concreto, si tocca, è utile, si possiede, ha un prezzo, si può vendere scambiare regalare, si deve conservare con cura difenderlo dai ladri, si può misurare. E’ energia allo stato solido. Ma soprattutto è ciò che esiste, che si tocca con mano; la materia è frutto dell’immateriale che la genera, la modifica, l’attualizza la rende viva. La materia è la peggior nemica dell’immateriale, il materialismo vuole affermare come unica e vera solo la propria condizione di “filosofia del materialismo”. Il materiale pone in essere comportamenti di controllo sull'immateriale, è consapevole che il suo nemico la tiene in vita, la strategia che usa è fare sopravvivere l’immateriale per renderlo schiavo. Un esempio: tutti i progetti sono immateriali, i beni nati dai progetti sono materiali, nella nostra contemporaneità tutti i beni utili all'uomo per la propria sopravvivenza sono materiali, ma originati da un progetto immateriale. I progetti sono tutti pensati con sequenze concatenate di rischio, vanno finanziati e non producono immediatamente risorse. I beni materiali sono traducibili in risorse immediate, questo patrimonio finanzia l’immateriale tenendolo vivo e controllandolo. Esiste una grande invidia a danno dell’immateriale, il materiale combatte questa guerra spinto dal patimento di essere secondogenito.

L’immateriale: sono i servizi, la cultura, la capacità di creare e di costruire progetti; espressi da analisi e previsioni. L’immateriale esprime la parte nobile della nostra Società a servizio delle produzioni Industriali, della creazione di modelli economici e sociali, è l’opificio di proprietà intellettuali. Il fallimento dei modelli economici comunisti e capitalisti ha la propria origine nello sbilanciamento della valutazione economica a favore del materiale, l’incapacità da parte dell’ immateriale di farsi pagare il giusto prezzo. Chi ha la capacità di produrre immateriale ha la capacità di farsi pagare un prezzo ingiusto (pochi), o l’incapacità di farsi pagare in assoluto, (la moltitudine).
L’economia : è una condizione nella quale l’uomo vive e costituisce un modello non solo economico, ma anche sociale, dotato di una propria struttura fatta di regole : gli atti costitutivi e gli statuti. L’uomo costruisce questi ambienti economici che sono transnazionali, le regole che adottano hanno a che fare con la giurisprudenza di riferimento nella nazione che ospita il “soggetto giuridico” , ma di fatto è la volontà dell’individuo di costruire un microcosmo nel quale organizzarsi e regnare. La Legge degli Stati è percepita dai modelli economici sopra citati, come il nemico, quando queste Leggi rallentano o impediscono il profitto. L’uomo è oggi al servizio dell’economia, non il contrario, come dovrebbe essere. L’economia come movimento non si pone il problema del benessere dell’uomo, della tutela dell’ecologia. Sto scrivendo riguardo a  questo tema, ma mi accorgo che raccontare tale fenomeno così può risultare incomprensibile. Ora preciso: ho fatto la narrazione dell’esistente così come la maggioranza degli individui lo percepisce, questa modernità ha dimostrato di non essere un bene, dobbiamo darci nuovi obiettivi, riscrivere le regole, cambiare la prospettiva concedendoci una nuova occasione di rivoluzione, perseguendo lo scopo di aderire ad una nuova formula di “economia sociale”. Questa proposta di rivoluzione tiene conto dell’evoluzione, delle nuove frontiere tecnologiche che sono state sino qui raggiunte, insieme agli effetti sulla trasformazione in atto che va governata.



Concludo riproponendo questo slang: “Il costo della vita”, certamente dopo queste riflessioni non pare più un’affermazione innocua. Possiamo cambiare il destino del nostro Pianeta garantendone la sopravvivenza ? La risposta è, a mio avviso sì; arriveremo al punto di essere obbligati, da noi stessi o da nostra Madre Terra con le sue efficaci ribellioni, che si è trasformata centinaia di volte producendo le Ere geologiche che hanno avuto sempre un inizio e una fine. Con onestà il mio pensiero per la “rivoluzione”; non credo a un  percorso per il raggiungimento di nuovi obbiettivi, ne indolore, ne pacifico. La Storia e l’Economia ci insegnano che i cambiamenti hanno sempre avuto un prezzo da pagare, e anche tu che mi leggi penso ne sei consapevole.

“Il costo della vita”.

Auguro a tutti Voi un buon weekend, e che il destino possa consentirvi di realizzare tutti i sogni che desiderate. A presto, ELLEBASTA.

martedì 10 febbraio 2015

A caccia di energia.



La vita, è energia, tutto anche le cose che paiono a noi inanimate hanno a che fare con l’energia. Pensate alle rocce, quanta energia è stato necessario per crearle, quanta ne conservano, alcuni minerali ne conservano al punto che la loro radioattività può essere nociva per l’Uomo. Alimentarsi è energia, ma al corpo umano il segnale che è ora di mangiare, lo invia il cervello che è un grande utilizzatore di energia, attraverso energia governa il nostro corpo. Un giorno stavo molto male, ero in un momento di forti dubbi e decisioni da prendere. Mi isolavo per piangere, ero disperato, di quella sana disperazione che ti costringe di cercare una soluzione, hai voglia che arrivi l’intuizione per trovare la soluzione. Sai che trovando la soluzione è solo l’inizio della strada. Quella volta è andata così. Non sapevo più dove andare e cosa fare, non riuscivo a trovare un posto dove tranquillizzarmi e riordinare le idee, non ero solo sfinito ero disperato, unica certezza ne dovevo uscire. Mi appartai in un luogo a me non famigliare, ma sapevo che in quel posto nessuno mi avrebbe ne cercato ne trovato. Il luogo in questione è la pineta che circonda il Lago di Suviana, un posto meraviglioso, ma quel giorno non me ne accorgevo. La mia disperazione mi portò a fare uscire con le parole i miei pensieri, ad urlarli, piansi, piansi talmente tanto e urlai talmente tanto che mi trovai a terra seduto ai piedi di un pino, il tronco mi sosteneva la schiena. Rimasi lì catatonico non so per quanto tempo, mi risvegliò la brezza fredda che si era levata dal lago. Ricordo di essermi svegliato senza pensieri, il volto che mi faceva male, tutto il corpo mi trasmetteva dolore e stanchezza. Mi svegliò il vento, il raggio di sole che filtrava dai rami degli alberi, il rumore dell’acqua, l’odore della resina degli alberi. Alzai la testa e iniziai a osservare a odorare a ascoltare, osservai i colori che mi circondavano, i rumori che non avevo mai udito la voce degli uccelli, gli odori ora erano mille: il muschio, i fiori, l’odore dell’acqua. Ero in contemplazione senza alcun pensiero; una sensazione stava cambiando il dolore mi lasciava in pace. Raggiunsi un livello di benessere che era un dono per come avevo vissuto solo fino a poco prima. Il primo pensiero fu: - Grazie. Il secondo pensiero ora cosa faccio, ma mentre lo pensavo, avevo la soluzione e la certezza che la strada da intraprendere era quella, una strada giusta per quel momento. Mi alzai in piedi, stropicciai la faccia con le mani, mi risistemai i capelli, e camminai verso casa. Non solo avevo la soluzione ma anche l’energia necessaria per raggiungere lo scopo. Per molto tempo analizzai cosa era successo, ma anche alla ricerca di chi mi aveva dato quell'aiuto insperato, cosa non avrei più dovuto fare per ritrovarmi nuovamente in quella grande immane difficoltà. Le riflessioni le ho scritte di seguito a questo preambolo. Vi confido un segreto, di disperazione e di difficoltà ne ho avuta ancora molta, non esiste una ricetta per evitarla. La sofferenza, usa strade impensate e impensabili per raggiungerti, ed è inevitabile esserne rapiti. Il prezzo che paghi per liberartene non ha una dimensione, ne  un tempo, ma ho scoperto che le attenzioni per non essere rapiti puoi metterle in atto, i rapimenti diminuiscono, come diminuiscono i riscatti da pagare. Ora che scrivo sono in ospedale, vivo per miracolo non era l’ora del mio destino quel 7 mattina, non era il tempo che incontrassi sorella morte. Sicuramente sono giorni di grande sofferenza alcuni giorni fa di disperazione, le cure e il fatto di essere in un ospedale mi hanno reso confuso, qui non posso urlare anche se avrei voluto farlo, ma lo sfinimento è arrivato come è arrivato al risveglio la voglia di trovare non la soluzione, una miglior soluzione per questo momento di vita. Una soluzione che mi faccia desiderare qualcosa, che mi porti a progettare per il futuro che è domani, qualcosa che sia sostenibile che mi accompagni per un altro pezzo di strada. Ora la soluzione è arrivata manca l’energia che dovrò recuperare quando esco da qui, il modo per averne a sufficienza ora lo conosco.

Una buona soluzione senza la necessaria quantità di energia è un fallimento certo, con la conseguenza di tornare ostaggio. Questa regola vale per ogni attività umana. Bisogna sconfiggere la presunzione, l’avidità, la fretta nel dare le risposte. Poter ammettere di avere un buon progetto di vita, una buona idea lavorativa, ma non avere le risorse per attuare la realizzazione di un sogno, perché senza le risorse tale resta e se perseveri nel rincorrerlo si trasforma certamente in fallimento. Un “No”, non è un atto di resa o la dichiarazione di vigliaccheria, ma una presa di coscienza del proprio, limite, un non ora è la dilazione del tempo per possedere le energie giuste per concludere l’impresa.

Non è un fallimento personale non trarre il massimo profitto da un’iniziativa intrapresa o addirittura chiuderla rimettendo. Il fallimento personale, è iniziare una strada senza i mezzi per percorrerla buttandoti capofitto nel desiderio che non puoi realizzare. Spero di essere dimesso entro poche settimane, chiederò una giusta dilazione di tempo per riprendere il percorso lasciato, privandomi del volere raggiungere solo alcuni obiettivi che mi ero posto, la dilazione del tempo sarà impiegata per raccogliere le risorse per farcela, Dio, volendo.

La raccolta dell’energia.

L’uomo è l’unione di materia ed energia. Il corpo per non morire ha necessità assoluta di energia. Il corpo è il sarcofago della spiritualità. Uniti, corpo e spirito, formano l’individuo. La spiritualità è l’essenza dell’uomo, l’Io assoluto.  L’uomo è tenuto vivo dal cibo che è carburante per l’energia. E’ fondamentale avere una buona alimentazione, con una scelta appropriata del cibo, e stare attenti alle modalità con cui lo si mangia. L’uomo è fatto di esperienza oltre che di conoscenza; quest’ultima è accresciuta secondo la capacità dell’uomo di porsi domande, la propria capacità di tenere viva la curiosità. L’ uomo non sa accontentarsi di risposte scontate, ha acquisito  la capacità di costruire un metodo di analisi: tesi / antitesi = soluzione. L’uomo che si interroga e non si accontenta valuta sempre la terza via, quella che ti smarca dalla soluzione più ovvia, facile, scontata. La scelta conveniente è un mix di razionalità e intuizione. L’essere umano ha costruito un metodo per procurarsi il cibo, ha scordato come ci si approvvigiona di energia, come la si immagazzina e come la si difende. Tutti i giorni rischiamo che qualcuno ce la tolga. Che esistano ladri di energia la riteniamo un’ipotesi fantasiosa, non è così. Il metodo di rifornimento che vi racconto mi ha reso capace di modificare la mia qualità di vita con queste distinzioni: vivere bene, progredire, essere felice, trovare l’equilibrio. L’energia la si può acquisire probabilmente in vari modi, io ho sperimentato questo:  la colgo in natura. L’energia la si riceve in regalo e la si può regalare. La quantità di energia che sono riuscito ad accumulare la percepisco ascoltandomi e analizzando la mia difficoltà a vivere la quotidianità, valuto con quanta fatica riesco ad ottenere i risultati. Quando il mio livello energetico è basso sento un malessere generale che si ripercuote nell'umore, un’insoddisfazione profonda. Se il livello di energia è molto basso il malessere diviene anche fisico, se non trovo un rimedio immediato questo stato porta il pericolo, posso ammalarmi. Il mio suggerimento è sul come si ottiene un livello energetico costante, che è la strada maestra per vivere con gioia. Il maggior rifornitore di energia in natura sono gli alberi, più in generale il mondo vegetale. Entra in un bosco e siediti a terra, osserva e poni la tua concentrazione sulle piante che ti circondano, sgombra la mente da ogni pensiero. Un atteggiamento che può aiutarti a  trovare la giusta concentrazione è quello di osservare i particolari della pianta, le sue foglie, i rami, il tronco. Instaura con la pianta un dialogo, un discorso compiuto che la riguarda. La parte visiva in questa operazione è fondamentale, noterai man mano che, se la tua focalizzazione è efficace, il colore verde o i colori tutti della pianta diventeranno più vivi, assumeranno luce propria. La prima volta che raggiungi il contatto con questo fratello vegetale ti invaderà uno stato di gioia, di eccitazione: mantieniti tranquillo, continua ad osservare e a dialogare con la tua pianta. E’ iniziato il rifornimento di energia, sino a che riuscirai a stare in questo stato di grazia lo scambio avverrà. Con l’ allenamento, il tempo che riuscirai a dedicare a questa pratica sarà sempre maggiore, non riuscirai più a misurarlo, perché il tuo corpo sa quanto è necessario tu assorba; il distacco da questo benefattore avverrà con naturalezza. Fatti rapire da questa esperienza, ringrazia il Signore per questo dono. Rispetta sempre le piante e spenditi per preservarle, come tutte le creature di Dio vanno amate, ricambia il loro dono dell’energia con il tuo amore, divieni loro difensore. Ricordati non lasciare abbassare la tua scorta di energia, ricorri al rifornimento immediatamente quando occorre. Se ti sei allenato con le piante prova a riprodurre la stessa esperienza con il cielo di giorno, la notte con la volta celeste, otterrai comunque l’energia che cerchi. La notte fai due chiacchiere con le stelle. Stai studiando? Puoi migliorare la tua capacità di apprendimento e concentrazione, lo puoi ottenere se questa attività la svolgi seduto su un masso, trova un luogo con queste caratteristiche: deve essere discreto, confortevole e silenzioso, un luogo nel quale ti senti a tuo agio e che diventerà familiare. Rendilo il tuo luogo di studio, di scrittura, di meditazione. Come in tutte le discipline, anche nei rifornimenti di energia ti devi applicare perseverando. Ricorda che la velocità utile all'uomo è quella “lenta”, non avere fretta. L’energia ha a che fare con il tuo riposo, la misura utile necessaria in questo stato di quiete è semplice da definire: il giusto sonno è non eccedere nel poltrire. Anche il cibo è un altro strumento per assumere energia. Il modo giusto per nutrirsi segue queste regole utili per ottenere il giusto equilibrio; alimentati senza essere ingordo, la giusta misura nel momento giusto. La scelta del cibo è la seconda regola; puoi mangiare tutto tranne carne di altri animali, il cibo non deve essere miscelato, assumi solo singoli prodotti vegetali e mangiali divisi. La preghiera è un ulteriore modo per contattare l’energia, la pratica del pregare è propedeutica a mantenere viva la capacità di assorbimento dell’energia, un’energia dialogante, che ti dona risorse e risposte. La preghiera va esercitata nel giusto modo. Scegli un luogo di culto che ti consenta di pregare con la giusta attenzione e trasporto; un luogo spirituale accogliente che rispetti la formula del pregare trasportato ed ispirato, un ambiente che rispetti il silenzio e il tempo lento dell’uomo.
Difendi il luogo di preghiera, fai che non venga contaminato da comportamenti che modificano lo stato di spiritualità del luogo, rispetta tu stesso questa Santa casa dove ognuno di noi deve trovare l’ambiente ideale per esercitare la propria preghiera. Ricordati che la Chiesa primordiale abita in Te.
Buona giornata a tutti, da ELLEBASTA.

lunedì 9 febbraio 2015

E le stelle stanno a guardare.




Non festeggio le occasioni comandate dal calendario , partecipo alle celebrazioni religiose delle ricorrenze che non considero feste. Mi ricordo, medito,  prego Dio di concederci un periodo proficuo nelle date degli Equinozi e dei Solstizi. L’Uomo ha avuto necessità di mappare il cielo e ha chiamato le stelle con nomi. Ha costruito artificiosamente un collegamento tra le stelle, secondo il periodo dell’anno in cui si guarda il cielo notturno. Sono nate le costellazioni, un legame tra stelle distanti tra loro milioni di anni luce . Ecco alcuni dei nomi di fantasia con i quali conosciamo queste associazioni di corpi celesti: Il carro, il piccolo carro, la bilancia e ne potrei citare molte altre, perché tante sono le stelle e le relative costellazioni in cielo tutte con il loro nome. Non sono sfuggiti al rito del “battesimo” gli asteroidi, i pianeti satelliti, i pianeti. l’Uomo nell'antichità ha reso divini alcuni di questi pianeti, il nostro lontano parente, con il naso in su, scrutava la volta celeste cercando una lettura a proprio tornaconto della sua osservazione. Come è avvenuto per tutto l’ambito scientifico, questo interrogarsi ha costruito una scienza l’astronomia che diventa in tempi moderni, l’astrofisica. Le stelle hanno insegnato all'uomo a non perdersi navigando per mare con l’Orsa Maggiore e quella Minore. L’uomo mosso dalla propensione all’introspezione a indagare e conoscere, si è regalato viaggi sulla luna con relative escursioni del territorio. Come sempre accade il mondo magico non muore mai; l’astrofisica diventa una scienza e in questo caso rimane in vita l’aspetto esoterico dello studio del cielo con la figura dell’Astrologo e dell’Astrologia.

L’Astrologo Occidentale divide i cieli in territori astrali, occupandosi per le sue divinazioni e relativi responsi dei: pianeti, di alcuni pianeti satelliti, delle costellazioni.


Per “simpatia” cito di seguito i segni zodiacali: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci. Perché ho usato il termine “simpatia”: perché l’uomo nasce, impara a parlare, a camminare, a scrivere, a conoscere la data del suo compleanno, oltre a quale segno astrale appartiene, diventa una delle caratteristiche distintive dell’Uomo, come il gruppo sanguigno o il DNA. Simpatia; anche perché noto leggendo articoli su questo argomento, che ci sono segni con caratteristiche caratteriali piacevoli per chi è nato sotto una determinata stella. Esistono come sempre avviene alcuni nati premiati da caratteristiche spiacevoli legate al proprio segno zodiacale di riferimento. Non potevano mancare alcuni appartenenti a segni astrali con attribuzioni dominanti. La credenza popolare in materia è così forte, che i quotidiani come tutta la stampa periodica; ritaglia uno spazio dedicato a queste “notizie” sul nostro destino giornaliero, in relazione appunto al nostro oroscopo. Tempo fa vi dicevo che non festeggio Capodanno, motivandovene le ragioni. Oggi vi racconto che le notti intorno al Giorno di S. Lorenzo oltre la notte stessa della ricorrenza del Santo, quelle notti; le dedico ad onorare, questo immenso patrimonio comune a tutto il creato che è la volta stellata celeste. Con un personalissimo rito parlo con loro, le stelle, e loro mi rispondono, con racconti a volte incredibili, o risposte preveggenti. 

Ecco come avviene.
LA MAPPA ASTRALE.
Dio è creatore di tutte le cose visibili ed invisibili, ha creato i cieli e la terra. La terra è stata donata a tutti gli esseri viventi che la abitano, all'Uomo in particolare perché la possa abitare e preservare. L’uomo dalla terra non può fare altro che alzare lo sguardo al cielo e ammirare il sole del mattino, la notte, la volta celeste con i suoi pianeti, i satelliti, le galassie. Ogni uomo ha ammirato e contemplato le stelle almeno una volta. Immaginando un viaggio, sperando che nello scrutare il cielo potesse udire un messaggio di un Fratello lontano abitante di un’altra terra, che vorrebbe comunicare con lui. Il cielo è la cupola armoniosa alla quale inviare i nostri pensieri e attendere il loro ritorno; tornano sempre, portando in dono una risposta alla nostra riflessione. Bisogna essere capaci di dialogare ed ascoltare. Con le stelle bisogna acquisire una capacità mentale di comunicazione, oltre che apprendere l’arte dell’ascolto. Gli astri sono interlocutori presenti, non si stancano mai di ricevere le nostre richieste e di rispondere; così nella vita non sei mai solo, basta alzare lo sguardo al cielo e le stelle sono lì, attente e sempre presenti, pronte al dialogo. Se non trovi un interlocutore paziente pronto a ricevere le tue domande,  prova con loro.  Io una notte l’ho fatto. Ho parlato con le stelle ed ecco cosa mi hanno raccontato: - “Fratello se sai leggere il cielo puoi vedere miliardi di anni di vita tutti in un istante, questa è la sintesi dell’esistenza: ogni notte alza lo sguardo e osservaci, parlaci! Noi siamo qui, lo siamo per quanto tu viva e anche dopo, come lo eravamo prima. Chi ci ha interpellato, ascoltando le nostre risposte, ha avuto in dono grandi premonizioni, l’insegnamento delle leggi fisiche e matematiche, ha imparato a navigare. La mia domanda quella sera aveva a che fare con il cammino, la solitudine, il rapporto che si crea tra i viventi. Dovevo ancora imparare; al cielo devi rivolgere una domanda per volta, nel dialogo bisogna saper contenere la fretta umana. Esiste una regola: la domanda va posta al cielo, mai a una stella o a un pianeta. La risposta arriva collettiva, rimbalza tra le stelle ed entra nel tuo cervello, così ti è subito chiara. Questa armonia non solo ti stupisce, ma ti rende una gioia immensa. Parlare alle stelle ha un doppio valore: nelle loro risposte ti dona la capacità di essere armonico e di armonizzare, sei il depositario di una beatitudine che ti manda in estasi. Il secondo regalo è la possibilità di accedere alle risposte di una saggezza universale, emanazione di Dio Re del cielo. Quella notte andò così: dopo avere posto le mie domande e ascoltai questa risposta:  “Ecco quello che ti diciamo e che puoi conoscere: ogni individuo come le stelle è singolo, unico e solo. Le stelle sono tutte unite da un equilibrio di energia, ma tutte assolutamente divise e distanti; tutte dialogano, ognuna di noi ha un carattere, vive secondo regole che non infrange mai. Quando la  regola salta è disastroso; provoca la collisione che segna la distruzione delle stelle che partecipano a questo scontro. L’uomo non ha milioni di anni , anche noi all'inizio della nostra storia eravamo sempre in conflitto, sempre a cercare di confrontarci, di distruggerci. Poi abbiamo trovato l’armonia, la nostra condizione di equilibrio pone le basi nella consapevolezza e certezza della nostra unicità. Noi stelle non abbiamo necessità di prevalere, la nostra vita è garantita dalla nostra armonia e dal legame cosmico che ci unisce, insieme al rispetto assoluto delle regole e della fedeltà ad esse. La nostra missione nel tempo è stata chiara: essere a servizio per donare la nostra luce, l’energia. Abbiamo il compito di indicare la strada al pellegrino e rispondere a tutte le consultazioni di chi ha domande da porci. La prima regola che l’uomo deve imparare dalle stelle e dal cosmo intero è la beatitudine della solitudine pur nell'interazione tra i corpi celesti: non dovete cercare nel vostro habitat né incontri né scontri, è una regola che vi salva la vita. Quanti dialoghi in questi anni e quanti amici nel cielo ho ascoltato che con un’unica voce continuano a dispensarmi regali e conforto. Ora conosco la mappa astrale e riconosco i corpi celesti, do loro un nome, gli pongo domande alle quali hanno sempre risposto. Dopo diversi anni ho constatato che questo allenamento mi ha  facilitato nella vita quotidiana, per lo sviluppo delle intuizioni e per il coordinamento dei sensi. Ma più di questo non posso e voglio dire, se non consigliarti di alzare lo sguardo al cielo ed entrare nel dialogo celeste, unendoti al coro infinito di voci. Contempla le stelle, prega il Signore ringraziandolo di tutte le risposte che provengono da esse e per il meraviglioso dono che è il cielo.

Nessuna profezia oggi; 
solo gli auguri per una buona settimana, da ELLEBASTA.