sabato 28 febbraio 2015

Sesto potere ......

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La comunicazione è un esercizio espressivo di: parole ed ascolto, immagini, musica, espressioni corporee . Come si inserisce in questa funzione vitale il web ? Questo nuovo mondo della comunicazione “libero”, non lo è nei fatti, l’eccesso di libertà ha sviluppato: tanta informazione nessuna informazione, tante opinioni nessuna opinione. Oggi il contributo pubblicato sul web di maggior successo è quello che ottiene il più alto numero di commenti, per ottenere questo effetto esistono precisi parametri censori che si utilizzano nello scrivere la comunicazione: brevità, titolo con i puntini di sospensione, slogan, immagini consuete, crudezza pornografica dei termini, violazione del pudore o dell’ambito privato della persona .... chiunque scrive imponendosi una regola ferrea per produrre materiale espressivo, è un individuo che ha deciso di sottoporsi a una censura preventiva, appunto tutto il contrario della libertà di parola. “Il popolo del web” è un popolo liquido che non esiste, una comunità di anonimi che opera senza riconoscersi in valori condivisi con gli altri, quando partecipa a questo sabba collettivo lo fa non rivelando la sua identità, ne volendo aderire a una forma di aggregazione sociale, il “non popolo del web” vive di questa contraddizione di appartenenza a un gruppo di sconosciuti, rincorrendo il sogno dell’anarchia della popolazione invisibile. Chi e' padrone di questo strumento di comunicazione e controllo ha posto in essere varie strategie per conoscere uno ad uno i membri della comunità di anonimi, conosce di noi : identità, abitudini, atitudini, solidità patrimoniale. Nell’illusione dell’anonimato ci sentiamo liberi, e in quel momento esprimiamo l’essenza di noi stessi senza filtri, in quel contesto di assoluta intimità diventiamo vulnerabili, ci offriamo senza protezioni. Quarto potere di Welles, ( il controllo della stampa sulle persone, 1941 ) , quinto potere di Lumet , ( controllo della televisione sulle persone, 1976 ). Nel 2015 esiste il sesto potere, quello del web radicato nella vita delle persone, che ci rende la società con la maggiore incomunicabilità che sia mai esistita nella storia dell’uomo. Abbiamo una quantità di informazioni che ci arrivano a una tale velocità che siamo inondati da un fiume di stimoli che il nostro cervello non riesce a codificare, non ne ha la capacità. Siamo talmente pieni di contenuti che non riusciamo più a processare un’idea che si trasformi in sensazione e sentimento, che esiste già il contenuto nuovo che pretende di essere al centro del nostro pensiero. La velocità dell’informazione è talmente elevata che non ci consente di trasformare in parole i nostri pensieri, e non mi riferisco a quelle parlate, ma a quelle pensate. Siamo colti di pezzi di tutto, di slogan, di citazioni di pensieri altrui. In questo clima l’individuo perde il contatto con la realtà tradizionale trasferendo la sua residenza in quella virtuale, perdendo la cognizione del vero e del falso, del giusto e dello sbagliato, del bene e del male, abdicando la padronanza delle sue senzazioni, rendendosi imprevedibile a se stesso e quindi agli altri. La violenza di questa comunicazione impone a noi il tono di voce da usare, la postura, l’atteggiamento, la vitalità; rendendoci utili solo al nostro avatar. La nostra società è stata volutamente destrutturata; annullando l’appartenenza a una Nazione, a un ceppo culturale, dissuadendoci dal professare una religione. Per questo ultimo punto è stato incrementato il conflitto tra gli appartenenti alle grandi religioni monoteiste, tra non molto passerà l’assioma che avere un sentimento religioso è fonte di pericolo. Vorrei sbagliare; ma prevedo un futuro sempre più intriso di violenza fisica e verbale. Come tutte le fasi evolutive sono processi lunghi, quelli nati come me del ’65 non ne vedranno il risultato finale, di questo non me ne dispiaccio.
Buona domenica a tutti da, ELLEBASTA

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