venerdì 13 febbraio 2015

Molti pensieri molto onore, speriamo.




Iniziare il racconto, dovendo approcciare un tema così importante può intimorire, io lo faccio dissimulando la responsabilità di affrontarlo, introducendo l’argomento “economia”, con due brevi storielle divertenti. Oltre questa strategia, userò come preambolo questa considerazione poco divertente; una cosa molto seria.
“Il costo della vita”,
un modo di dire che tutti noi abbiamo ascoltato o abbiamo usato nelle discussioni quotidiane. “Il costo della Vita”, (conosco la regola dello scrivere evitando ripetizioni), ma che leggiate ad alta voce o memorizzando questo testo, ascoltate il suono delle parole; “il costo della vita”. Abbiamo modi gergali di dire che usiamo con naturalezza, in questo caso, “il costo della vita”, è un’affermazione ultimativa angosciante. La si è resa banale per: non discuterla, per non approfondirla, come mettere in dodicesima pagina la notizia del giorno, sì lo sappiamo è grave ma c’è di peggio. La ripeto la frase, “il costo della vita”, un ipotesi che per spietatezza e disumanità, può dignitosamente stare in una lista di modi di dire da mettere all’indice. “Il costo della vita” presuppone due fatti: il primo) la vita ha un costo, il secondo) il denaro può pagare una vita che si può comprare e vendere. Ma ora direi Io:- Luca, hai una vita da vendermi; Luca, dove si comprano le vite ? Vorrei comprare la tua vita! Queste domande lecite aprono una grande questione, non occorre a mio avviso altro commento ne argomentazione. Quando coabitiamo con un fatto grave lo banalizziamo o lo ignoriamo è il nostro modo di esorcizzare il pericolo, fino a quando questa convivenza silenziosa ci uccide. Ora come promesso ecco le due storielle per stemperare, “il clima”. Al mio Paese, esiste un pollivendolo, cuoce e vende molti polli arrosto. Dal negozio del Pollivendolo esce sempre un ottimo odore, veramente appetitoso. Il proprietario del negozio, iniziò un giorno a chiedere il pagamento per quell’ottimo odore; ai pedoni che transitavano davanti al suo esercizio. Nacquero grandi discussioni tra gli avventori, sul suo diritto a riscuotere un prezzo per il profumo del pollo. Tutto fu chiarito una volta per tutte, un giorno nel quale il pollivendolo discusse con un mite Signore, dal quale pretendeva questo pagamento, il suo interlocutore con molto garbo decise di compensare quel buon odore. Fece cadere a terra una moneta che provocò un tintinnio, raccolse la moneta la ripose in tasca. Appunto, pagò il corrispettivo del profumo del pollo con il tintinnio della Sua moneta. Da quel giorno, non vi furono più discussioni in merito a questo diritto, era stato creato in quel momento un precedente. Il secondo aneddoto coinvolge sempre alcuni miei compaesani, brava gente. Un Signore considerato in Paese un sempliciotto, decise quella mattina di andare al mercato in una Città vicina. Partì dalla Piazza del Paese in bicicletta fischiettando. Lo vide passare Giuliano che gli gridò:- dove vai Osvaldo, al mercato ? Rispose Osvaldo:- sì. Giuliano gli urlò, mi compri un fischietto. Ma Osvaldo non rispose. Osvaldo raggiunse una frazione del suo Paese e incrociò Carlo. Carlo gli urlò:- dove vai Osvaldo, al mercato ? Rispose Osvaldo:- sì. Carlo gli gridò, mi compri un fischietto. Ma Osvaldo non rispose. Avvicinandosi alla Città dove si sarebbe svolto il mercato; Osvaldo incontrò Giovanni che gli chiese: - Ciao, Osvaldo, stai andando al mercato ? Osvaldo rispose di sì. Osvaldo, gli disse Giovanni: - eccoti cinque lire, al mercato mi compri un fischietto ? Osvaldo rispose: - Tu sì che vuoi fischiare ! Questi aneddoti incardinano nel loro contenuto, tre principi della “relazione” con: il dovuto, il diritto, la volontà di fare. Non tutto quello che uno reclama o chiede è dovuto. Il diritto a pretendere un pagamento, un contraente lo acquisisce nel momento che un bene o un servizio viene accettato dall’altro contraente, che visto e piaciuto lo fa suo e lo paga. Quando di agisce in vece altrui, comportarsi come ha fatto Osvaldo non è sbagliato. Un vecchio insegnamento che proviene dalla tradizione contadina, dice:  “quando si fa un favore a un Amico, si perdono soldi ed Amico”, (meglio farsi anticipare il dovuto alla peggio perderai l’Amico). Se ci penso, Io sono come quello che posticipa sempre la dieta a domani,( quando inizi la dieta, è la solita domanda, domani la solita risposta), anch’io lo faccio nel non mettere in atto questa massima, in fatto di favori ed amicizia. Purtroppo i vecchi saggi la sapevano lunga, e molte volte il favore reso all’amico mi è costato, la perdita dell’amicizia e molto dolore. La saggezza dei vecchi, ha fatto scrivere mille “detti”, (insegnamenti), tutte verità. Non ho tergiversato fino ad ora sull’argomento che voglio trattare, come può sembrare. Il tema che affrontiamo, sin dall’inizio di questo strampalato resoconto, è l’economia e la vita sociale.






Tutte le volte che parlo con un’Economista il Suo approccio, al problema del dover indicare una nuova modalità di cambiamento, nella gestione dell’economia e della cosa pubblica è di ordine: scientifico, speculativo. La soluzione offerta: la proposta di format organizzativi, che partono dal presupposto della salvaguardia dall’esistente, quindi dalla conservazione della tradizione. Queste soluzioni, proposte sostenibili a loro dire, nascono dall’analisi di statistiche; attuali ieri. Il bisogno dell’Industria e in modo subalterno dell’economia, è quello di sfruttare al massimo gli impianti e i cicli produttivi sui quali si è sino ad oggi investito. L’economia è una materia che analizza le soluzioni per risolvere problemi pratici (legati all’oggi); è studiata da giovani e insegnata da vecchi conservatori. Il consumatore, l’ambiente, la trasformazione dei costumi sociali, il nomadismo dei Popoli con in relativi flussi migratori, le nuove tecnologie, tutte questi protagonisti e queste variabili di un Mondo che cambia; con le sue necessità e la sua nuova velocità, sono tutte questioni trascurabili occuparsene porta perdite e non profitto; ci vorrebbe un giuramento di Ippocrate per gli economisti. - il tema, fare dell’economia una scienza a servizio dell’umanità e non esclusivamente del profitto . 


Vorrei citarvi per ragionare ancora di economia, due casi concreti che tutti conosciamo, con alcuni nuovi punti di vista ai quali magari non avete pensato: 


il primo) i carburanti derivati da risorse fossili non saranno più sufficienti al fabbisogno Mondiale da qui a 35 anni. Il Pianeta, non può sopportare l’inquinamento creato dai carburanti fossili oltre che dai versamenti in: mare, nei fiumi, nelle falde; degli scarichi industriali. L’aria e l’atmosfera inquinata è la conseguenza maggiore correlata all’utilizzo di questo combustibile. Il Pianeta, risponde alla nostra aggressione scellerata inquinante con l’innalzamento medio delle temperature nelle varie zone climatiche, questo fatto porta in dote le catastrofi generate da eventi climatici, oltre quelli idrogeologici. Un dato scarsamente divulgato di questa ribellione, è l’impatto sul Mondo della sommatoria di questi parametri: la variazioni di “valori” ambientali, sommato, all’inquinante immesso dall’uomo nel Pianeta; cosa comporta il risultato di queste concause dal punto di vista biologico, e microbiologico ? Nessuno ci informa del serio rischio di una mutazione genetica in atto negli esseri viventi appartenenti ai tre Regni, da questa constatazione sorge la vera domanda: quante pandemie dovremmo affrontare nel prossimo futuro. Io ho disegnato uno scenario cupo, per quanto mi è possibile conoscere, ma qual è il reale stato di salute del nostro Pianeta ? Esistono le tecnologie economicamente sostenibili per cambiare rotta nell’impiego dei carburanti attualmente in uso con prodotti alternativi ? La risposta è sì. Da quando ne siamo in possesso di queste alternative ? Da moti anni. Se ho azzeccato tutte le domane e tutte le risposte, quale è il conto che non torna ? Questa necessità di cambiamento non fa tornare il conto all’Industria, che verrebbe colpita dal punto di vista del profitto per la necessità di finanziare la conversione degli impianti. Non torna alle Corporation del petrolio che rimarrebbero con scorte inutilizzate, senza poter mettere in atto nessun profitto nel tempo di questo cambiamento di cambio di strategie e scelte da parte dei consumatori e in subordine dei Governi. Poniamoci un ultimo interrogativo a proposito di una necessità che interessa tutti i Cittadini del Mondo, questo comparto è la mobilità “privata e pubblica”, la domanda retorica è: - esistono mezzi di trasporto a basso costo di produzione che non inquinano e hanno un altrettanto basso costo di esercizio ? Anche in questo caso la risposta è sì. Da quando ? Da molti anni, questo ora mai è chiaro a tutti. Attuandosi queste scelte con consapevolezza, e il cambiamento andasse nella direzione dell’innovazione e del rinnovamento; come risolverebbero le Corporation dell’automobile il problema del danno economico provocato dalla rottamazione delle loro linee di produzione che diventerebbero immediatamente obsolete, al fine dei nuovi cicli produttivi. Nel DNA delle Imprese esiste come caposaldo unico fare profitto, non sopporterebbero per filosofia la dismissione di impianti ancora in grado di produrre ricchezza, per loro, in favore di un cambiamento per miglior vivere, che gli provocherebbe una perdita economica. Per motivi professionali mi sono imbattuto nel “problema” dell’elettro smog, ho scoperto che siamo bersagliati da pericolose emissioni elettromagnetiche che provengono da infinite fonti di immissione. Le soglie di livello dall’erta per l’ O.M.S. riguardo questo inquinamento è sforato in tutto il Mondo, per porre “rimedio” le Nazioni adeguano le legislazioni relative le imposizioni di valori delle soglie tollerabili, ponendo soglie di allerta di Legge aggiornate sempre al rialzo ogni volta che occorre rettificarle; rendendo legale lo status quo del momento. Se ricercate in internet e approfondite le conseguenze, che porta questa “unzione” invisibile alla nostra salute, rimarrete sbalorditi. Dopo avere anch’io fatto ricerche in merito e affrontando mio malgrado questa presa d’atto dello stato delle cose: - mi sono domandato a chi conviene tacere ? “La risposta è giunta con un’e – mail”, è una battuta s’intende; i più grandi investitori al Mondo in pubblicità sono: le Compagnie Telefoniche le Compagnie Elettriche le Compagnie Televisive e Radiofoniche. Queste Compagnie sono inquinatori di elettro smog, non sono gli unici responsabili di questo grave fatto ma sono sicuramente i più grandi in termini di immissioni rilasciate. Nessun giornale, televisione, radio; vivrebbe privandosi di questo enorme investimento pubblicitario, ed ironia della sorte Loro non potrebbero fare arrivare il messaggio all’opinione pubblica, per coerenza dovrebbero spegnersi essendo loro stessi Soggetti che inquinano . Mi sono chiesto: - esiste un’alternativa a questo in modo che i media trasmettano senza arrecare danno alla salute dei Cittadini, o che il mio telefono mobile non si spenga per la nobile causa ? La risposta è si ma come per tutti gli altri settori che ho citato non è possibile riconvertire le tecnologie senza fare danno al profitto degli Azionisti delle Corporation coinvolte. Per scelta di una parte minima ma influente degli abitanti del Pianeta, non si vuole cambiare rotta. È morale questo ? L’Impresa privata nasce per fare profitto, lo deve fare rispettando le regole e le Leggi, quindi se non contravvieni nessuna Legge è morale. Mi chiedo, è morale da parte dell’imprenditoria fare eleggere propri Candidati nei Governi delle Nazioni, per legiferare in favore di tematiche di questo tipo, sapendo che l’interesse che difenderanno nel redigere le Leggi terranno sostanzialmente conto solo di non creare povertà dal punto di vista economico, e la strenua difesa del modello consumistico / capitalistico occidentale, come unico modello economico possibile. Chiudo questo primo caso trattato, con un insegnamento di mio Nonno, che era Uomo saggio. Ricordati mi diceva: - nella vita se un Padrone e il suo garzone votano lo stesso Partito politico uno dei due è in mala fede o pazzo. Ma ricordati Luca che presa la decisione riguardo l’appartenenza politica, se in itinere il progetto politico che abbiamo appoggiato non consente ad ogni uomo di vivere con dignità, le cose cambiano riguardo la scelta che ti ho commentato prima; “meglio avere in casa un asino vivo che un dottore morto”, la morale è chiara, quanto vale “Il costo della vita”.



     
Il secondo) caso che vi racconto ha a che fare con un tema di attualità in questo momento storico; è indubbio che il modello occidentale capitalistico basato sul consumismo è fallito lo affermato più volte ma ora un caso di ribellione dell’Industria alla difficoltà del momento. L’Industria che crea i bisogni e non soddisfa le necessità non è morta tutt'altro, è più aggressiva di prima nei confronti del consumatore. La recessione crea un rallentamento dei consumi, che genera minore fatturato e minore utile diremo Noi !? Ma se leggiamo ed analizziamo i bilanci delle Aziende produttrici di beni di largo consumo degli ultimi sei anni, ci accorgiamo che la voce di fatturato è minore ma nella maggioranza dei casi l’utile è invariato se non in crescita. Prendiamo il caso di Quattro comparti: dell’Industria delle carni, quella degli alimentari e un’Industria di prodotti per l’igiene personale, abbigliamento. Per i primi tre comparti userò delle parole chiave per definire l’attacco circuitivo al consumatore che riceve prodotti insani e di bassa qualità, a prezzi vantaggiosi per loro e per la filiera produttiva e distributiva: transgenico, sofisticazione, farmacologia, anabolizzanti, chimica, biochimica, acquisto e sfruttamento della risorsa lavoro negli Stati dove si può attuare un regime di nuova schiavitù imposta per Legge. Mi immagino che gli interessati risponderanno: - rispettiamo i valori di Legge per produrre; ricordiamoci chi scrive queste Leggi e chi detta i parametri di tolleranza a difesa della salute, dell’ambiente, della tutela dei diritti umani e della dignità dell’Uomo riguardo il suo rapporto con il lavoro. Ora affronto il secondo argomento che voglio proporvi, riguardo questa tematica. Un tema che spero vi strapperà un sorriso; mi accorgo del catastrofismo che impregna questo testo, ma vi prometto, quanto scrivo di seguito merita una sana risata. L’industria prevedeva un calo dei consumi già quindici anni fa con le conseguenze attuali; la "storiella" è questa: - una nota casa produttrice di dentifricio vuole aumentare le sue vendite de 20%; ingaggia un Guru del marketing strategico a cui commissiona di cercare una soluzione. Una consulenza dalla parcella a sei zero. Il consulente risponde con la sua proposta dopo alcuni mesi, ( se una soluzione la rendi veloce la privi del suo valore). Per aumentare la vostra produzione e vendita: senza aumentare di un’ Euro l’investimento in nuovi impianti, in campagne pubblicitarie, nell'apertura di nuovi mercati; attuate semplicemente questo accorgimento: - aumentate la dimensione del foro di uscita del prodotto del 20%. Semplice no; ora quando fate la spesa, osservate gli scaffali che offrono beni per la cura della persona, guardate le confezioni che contengono creme o liquidi, analizzate la dimensione del foro di uscita del prodotto. Fatelo soprattutto nelle confezioni dove il Marchio della Catena di Distribuzione è titolare della produzione. Individuate i prodotti in sconto, verificate questo particolare sul foro e mi saprete dire. L’Industria e il Guru, sono stati geniali hanno aumentato fatturato e utile, facilitandovi nello spreco. Questo argomento sembra esaurito ma non lo è: - ha introdotto un tema ambientale a me molto caro, spero anche a Voi. Il Package, i prodotti confezionati per viaggiare arrivando al distributore e quindi in negozio, per essere venduti, hanno bisogno della confezione e dell’imballo. Esiste una normativa condivisa ora da tutti gli Stati che gli imballi e le confezioni debbono essere costruiti a norma di legge. Il Produttore paga una ulteriore tassa allo Stato, come contributo; allo smaltimento degli imballi e confezioni che produce e vende. Questa tassa fa parte della formazione del prezzo del prodotto quando sarà a Noi venduto. Io sono un velista è faccio immersioni, non sapete quanta spazzatura incontro per mare, quanta nei fondali. Una chopper bag di plastica per degradarsi ha bisogno di centinaia di anni se costruita con derivati del petrolio ,( plastica ). Oltre l’effetto inquinante per il mare, questo rifiuto attrae la curiosità e l’attenzione dei grandi pesci e dei grandi mammiferi, che vivono questa parte di pianeta fantastico che è il mare:- cosa ne fanno questi ignari protagonisti: (balene, orche, orsi marini, foche, delfini e potrei riempire una pagina di citati a questo incontro fortuito con quello che non conoscono), delle “ sacchetti di plastica ”. I grandi pesci e i grandi mammiferi, le mangiano non le digeriscono e muoiono. Questo stato delle cose non è da addebitare solo l’Industria, il contributo maggiore a questo sterminio; è nell'assenza di senso civico di tantissimi Anonimi, Cittadini consumatori.



MATERIALE, IMMATERIALE, ECONOMIA.

Materiale: concreto, si tocca, è utile, si possiede, ha un prezzo, si può vendere scambiare regalare, si deve conservare con cura difenderlo dai ladri, si può misurare. E’ energia allo stato solido. Ma soprattutto è ciò che esiste, che si tocca con mano; la materia è frutto dell’immateriale che la genera, la modifica, l’attualizza la rende viva. La materia è la peggior nemica dell’immateriale, il materialismo vuole affermare come unica e vera solo la propria condizione di “filosofia del materialismo”. Il materiale pone in essere comportamenti di controllo sull'immateriale, è consapevole che il suo nemico la tiene in vita, la strategia che usa è fare sopravvivere l’immateriale per renderlo schiavo. Un esempio: tutti i progetti sono immateriali, i beni nati dai progetti sono materiali, nella nostra contemporaneità tutti i beni utili all'uomo per la propria sopravvivenza sono materiali, ma originati da un progetto immateriale. I progetti sono tutti pensati con sequenze concatenate di rischio, vanno finanziati e non producono immediatamente risorse. I beni materiali sono traducibili in risorse immediate, questo patrimonio finanzia l’immateriale tenendolo vivo e controllandolo. Esiste una grande invidia a danno dell’immateriale, il materiale combatte questa guerra spinto dal patimento di essere secondogenito.

L’immateriale: sono i servizi, la cultura, la capacità di creare e di costruire progetti; espressi da analisi e previsioni. L’immateriale esprime la parte nobile della nostra Società a servizio delle produzioni Industriali, della creazione di modelli economici e sociali, è l’opificio di proprietà intellettuali. Il fallimento dei modelli economici comunisti e capitalisti ha la propria origine nello sbilanciamento della valutazione economica a favore del materiale, l’incapacità da parte dell’ immateriale di farsi pagare il giusto prezzo. Chi ha la capacità di produrre immateriale ha la capacità di farsi pagare un prezzo ingiusto (pochi), o l’incapacità di farsi pagare in assoluto, (la moltitudine).
L’economia : è una condizione nella quale l’uomo vive e costituisce un modello non solo economico, ma anche sociale, dotato di una propria struttura fatta di regole : gli atti costitutivi e gli statuti. L’uomo costruisce questi ambienti economici che sono transnazionali, le regole che adottano hanno a che fare con la giurisprudenza di riferimento nella nazione che ospita il “soggetto giuridico” , ma di fatto è la volontà dell’individuo di costruire un microcosmo nel quale organizzarsi e regnare. La Legge degli Stati è percepita dai modelli economici sopra citati, come il nemico, quando queste Leggi rallentano o impediscono il profitto. L’uomo è oggi al servizio dell’economia, non il contrario, come dovrebbe essere. L’economia come movimento non si pone il problema del benessere dell’uomo, della tutela dell’ecologia. Sto scrivendo riguardo a  questo tema, ma mi accorgo che raccontare tale fenomeno così può risultare incomprensibile. Ora preciso: ho fatto la narrazione dell’esistente così come la maggioranza degli individui lo percepisce, questa modernità ha dimostrato di non essere un bene, dobbiamo darci nuovi obiettivi, riscrivere le regole, cambiare la prospettiva concedendoci una nuova occasione di rivoluzione, perseguendo lo scopo di aderire ad una nuova formula di “economia sociale”. Questa proposta di rivoluzione tiene conto dell’evoluzione, delle nuove frontiere tecnologiche che sono state sino qui raggiunte, insieme agli effetti sulla trasformazione in atto che va governata.



Concludo riproponendo questo slang: “Il costo della vita”, certamente dopo queste riflessioni non pare più un’affermazione innocua. Possiamo cambiare il destino del nostro Pianeta garantendone la sopravvivenza ? La risposta è, a mio avviso sì; arriveremo al punto di essere obbligati, da noi stessi o da nostra Madre Terra con le sue efficaci ribellioni, che si è trasformata centinaia di volte producendo le Ere geologiche che hanno avuto sempre un inizio e una fine. Con onestà il mio pensiero per la “rivoluzione”; non credo a un  percorso per il raggiungimento di nuovi obbiettivi, ne indolore, ne pacifico. La Storia e l’Economia ci insegnano che i cambiamenti hanno sempre avuto un prezzo da pagare, e anche tu che mi leggi penso ne sei consapevole.

“Il costo della vita”.

Auguro a tutti Voi un buon weekend, e che il destino possa consentirvi di realizzare tutti i sogni che desiderate. A presto, ELLEBASTA.

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