lunedì 22 dicembre 2014

Non è tutto start up quello che luccica.



Le start up, in Italia hanno un tasso di successo bassissimo il 78% chiude prima del secondo anno di attività è giusto sostenerle aprendo le porte a tutte le proposte ? Cosa ci perdiamo o non ci perdiamo ?

Mi hanno aiutato con le loro risposte due Amici esperti; ecco cosa mi hanno raccontato.

"Mostromutante" : - 

Ho qualche esperienza di startup nel settore IT, in 15 anni di attività ho raccolto fallimenti e successi.

Perché a volte si fallisce anche se l'idea è buona?

Nel 2000 con altri 4 studenti universitari abbiamo realizzato uno dei pochi ecommerce b2b italiani, prendendo grande spunto dall'oggi osannato Alì Babà, e raccogliendo un discreto successo nella fase di avviamento. siamo stati recensiti con favore da Ilsole24ore e dal Politecnico di Torino tra le pochissime realtà italiane a proporre l'ecommerce internazionale. Poi, arriva l'11 settembre 2001 e il crollo dell'economia digitale, mancano gli investimenti veri nell'idea (noi 5 studenti a malapena abbiamo trovato i soldi per il notaio, commercialista e capitale) e il progetto muore. Ognuno dei soci si dedicherà ad altro.
Questo è un fallimento per inesperienza.

A volte si fallisce perché l'idea non è supportata da tutti gli attori.

Nel 2008, approfittando del gap tecnologico della scarsezza di banda e connessione nelle zone industriali, con altri soci avvio un progetto per portare il wi-fi a banda larga insieme a servizi di fonia per le zone non raggiunte da questi servizi, dopo aver verificato che effettivamente sia Telecom, sia altri gestori non erano in grado di offrire una qualsiasi connessione adsl in zone non servite seppure popolate da industrie.  Il progetto, pensato nei minimi termini anche dal punto di vista del cash flow, fallisce perché la politica, in particolare i Sindaci del territorio, non avevano la minima intenzione di sponsorizzare e dare le necessarie autorizzazioni, semplicemente perché non capivano il progetto o perché secondario rispetto ad altri interessi più specifici.
Questo è forse un Fallimento per burocrazia?

A volte semplicemente si finisce a litigare tra i soci che costituiscono un'impresa oppure si fa un business plan ottimistico, senza considerare i rischi.

Nel frattempo, senza farla lunga, ho portato avanti la mia attività principale, cioè la proposizione di servizi di consulenza  su ERP e CRM e tecnologia in genere, promuovendo consorzi tra aziende piccole o complementari. L'unica cosa che ho imparato, fino ad ora, è che perché una qualsiasi azienda abbia successo, è necessaria una combo:

  • Grande motivazione e affiatamento tra soci
  • Proposizione interessante per il mercato (non per forza innovativa)
  • Disponibilità dei capitali necessari per l'avviamento
  • Business plan che tenga conto dei veri rischi.

"AmicoAmericano" : - 

Secondo me bisognerebbe cambiare il modello di finanziamento e di gestione del rischio in conto capitale da parte dello Stato Italiano, perché possiamo guadagnare anche dall'insuccesso (che è parte integrante del rischio di impresa).

Negli Stati Uniti (ma non in Europa) i finanziamenti alle start up arrivano dai così detti: "business angels", ovvero privati che versano denaro in contante a fondo perduto per finanziare i progetti e, per contro, vengono remunerati con una percentuale della proprietà dell'impresa sostenuta. 

I tassi di successo negli USA non sono molto più alti di quelli Italiani 64% nel 2013. 
... allora, come fa il sistema a essere sostenibile?

Semplice: tutti gli investimenti a fondo perduto versati da privati sono completamente detraibili dalle tasse, e il possesso delle quote societarie non è tassato. In pratica: se tu regali i soldi, per lo Stato è come se tu non li avessi più... poco importa cosa ci fai o se vieni remunerato con partecipazioni societarie.

Al contrario, i prestiti negli States sono tassati, come se quel denaro fosse ancora nella tua disponibilità (anche se l'hai prestato). Esattamente il contrario di ciò che accade in Europa.

Il risultato? E' sotto gli occhi di tutti, purtroppo.

Ritornerò a scrivere su questo argomento, dopo il mio viaggio in Giappone a Marzo 2015. Un viaggio che ha come motivo il lavoro e come scopo poter osservare una Nazione che ha scommesso tutto su: tecnologia, innovazione, ricerca scientifica.A presto, Luca.

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