lunedì 22 dicembre 2014

Una conversazione sull'attualità.


Oggi pensavo all'evoluzione a questa epoca che stiamo vivendo, voi come chiamereste questo periodo storico che inizia dopo aver vissuto quello "industriale" ?

Quale futuro ci riserva la tecnologia e l'innovazione ? Internet, doveva rendere tutti più liberi con più tempo per le proprie passioni, consapevoli; quindi maggiormente tutelati riguardo i propri diritti civili, un mondo ideale composto da democrazie "mature" . Nell'era delle macchine che si possono auto replicare; dove il connubio, tra: -  super calcolatori, micro tecnologie, bionica non è fantascienza ma realtà. La nuova era ci propone il miraggio di meno lavoro più profitto, non è che stiamo entrando nella dittatura spietata delle macchine. Cosa ne pensate ?
Nicola ( imprenditore nel settore informatica ) :- Premesso che in ogni epoca c'è sempre stato qualcuno che percepisce la decadenza del proprio presente. Anche in pieno rinascimento. La rivoluzione industriale, soprattutto agli inizi, non è indolore,  la gente viene deportata dalle campagne per diventare schiava degli orari e del lavoro alienante e ripetitivo, e non è una condizione facilmente sopportabile, alcolismo e suicidi sono pesanti danni collaterali da pagare al progresso.  Accade ogni volta che c'è una trasformazione del genere, vedi la Cina contemporanea. Questa transizione che oggi vivono i paesi postindustriali come il nostro è pesante. Ci sarebbe lo scenario propizio per affrancarci quasi completamente dal lavoro, grazie alle macchine, ma in questa nuova rivoluzione è difficile capire l'origine del male, mentre in quella industriale c'era il padrone in carne ed ossa da colpire e con cui trovare il punto di intesa fra il giusto profitto e il benessere dei lavoratori, oggi il padrone è invisibile, si chiama mercato. La globalizzazione contro cui tanti ragazzi nel mondo si sono battuti fra lo scherno generale durante gli anni 90 è servita a questo.   A rendere il lavoro una commodity, un bene indifferenziato come il petrolio o il sale che vai a prenderlo dove costa meno. Non è la dittatura delle macchine in senso stretto quella che dobbiamo temere, ma di chi tiene in mano le leve di quelle macchine. E in questa dittatura ci siamo già da un pezzo. I governi occidentali sono tutti di facciata, sono lo schermo dietro al quale si nascondono enormi capitali che in una seduta di borsa possono portare al tracollo una Nazione o scatenare una guerra, se ne ricavano un profitto ragionevole. Non sono macchine, sono esseri umani in carne ed ossa, ma sappiamo pochissimo di loro e del loro potere. La macchina di per se è un oggetto meraviglioso, che ci affranca dalla fatica, ci aiuta, ci è sempre stata utile, ma in questo momento ci viene puntata addosso come una pistola carica. 
Roberto ( studente economia ): - Ci sono troppi aspetti di valutazione in questa discussione... Uno dei quali è soprattutto l'aspetto sociale: noi umani ci consideriamo migliori degli altri animali, ma il piú delle volte la maggior parte di noi mette il cervello sotto i piedi colti dall'ansia di non essere adeguati al momento, e più andiamo avanti e più sembriamo retrocedere davanti alle continue sfide che ci portano al futuro. Pertanto, chiamerei quest'epoca "l'era del degrado e dell'occasione mancata". Ma poi ovviamente, c'è l'aspetto scientifico matematico, il quale ci sta portando a scoperte ed evoluzioni che fino a soli 10 anni fa ritenevano impossibile da realizzare. Eppure eccoci qua: industrializzazione ovunque, marketing globale, tecnologia all'avanguardia in ogni campo di impiego. Ci stiamo avviando al futuro nostro malgrado anche se non ne siamo convinti, alcuni di noi hanno una forte nostalgia per il passato, appena scaduto ( ieri )... La strada sarà lunga e molto dolorosa per chi non si adegua con la giusta velocità, e noi Europei la stiamo proprio percorrendo con questa grande sofferenza: siamo in un era di passaggio ma non cogliamo i riferimenti, non abbiamo chiaro ne domani ne il dove.
Per quanto riguarda il nostro stadio evolutivo, vorrei citare una frase, la mia preferita, riguardo l'uomo: "E fu cosi che un bel giorno... Il nostro sguardo si spostò dalla terra al cielo." Indica il cambiamento radicale della cultura umana, prima piegato verso la terra, a cercare cibo su quattro zampe, poi con le spalle rette e lo sguardo volto alle stelle e alla scoperta che esiste qualcosa oltre l'orrizonte.
Chiudo il mio intervento con una speranza: - che in un futuro molto vicino, il nostro grado di evoluzione raggiunga livelli sufficienti a permettere una efficiente gestione dei sistemi politici/economici/sociali, con la consapevolezza che bisogna vivere per gestire l'evoluzione non per subirla.

Ringrazio questi amici per il loro intervento, ma questo è un punto di vista di Italiani, Europei; sto cercando di raccogliere pareri da altri territori e continenti, da Amici che vivono li. 
Avete un contributo da proporci, che io possa pubblicare ? 
Grazie e a presto, Luca.

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