giovedì 4 dicembre 2014

Oggi ricorre una triste commemorazione la scomparsa di un amico, la ricordo riproponendo questo articolo.


Nel ricordo di un Amico.
Scultore, Geometrica, Purista. Ma anche sinuosa, sensuale, leggera. La rinascita di casa Capucci si consuma cancellando ogni elemento di rigidità e abbracciando una filosofia fatta di forme morbide. La maison, al centro di un vigoroso piano di rilancio (vedere MFF del 18 febbraio 2003), grida sottovoce il suo ritorno. Con una collezione impregnata di minimalismo belga, di ricordi cupi da Medioevo e di accenti street-contemporanei. La palette è scandita da cromatismi decisi (su tutto il trittico bianco-nero-grigio con singoli acuti di colori strong). E i richiami al couturier architetto arrivano da alcune silhouette d’archivio. Rilette con uno sguardo avanguardista.
Collezione. Il pentagramma stagionale è scandito da 24 outfit, racchiusi in tre quadri da otto uscite ciascuno. A definire la silhouette (per realizzare i capi è stato messo insieme un team di primo piano che annovera Corporate per il prêt-à-porter passando per Sportswear company, Cit, Ruffo, Maglificio Emmevizeta, Givuesse e Hc) sono singoli pezzi dalla personalità decisa. Il trench militare dalla costruzione a scatola. La camicia immacolata con code sul dietro. Gli stivali di montone serrati da un cespuglio di lacci. I cargo con orlo a spuntoni in tre D. La gonna solcata da un macro zig zag. Il piumino bozzolo dalle dimensioni giganti. I pantaloni che diventano equestrian trousers grazie a una piega fisarmonica. O gli scamiciati dalle maniche tagliate a cubo.
Tendenze. Plissé, che d’altronde è il marchio di fabbrica della maison. Ma il new look dell’autunno-inverno 2003-04 perde ogni elemento scultoreo per abbracciare forme più morbide, sensuali, sinuose. Che trasformano il back di una gonna di pesante feltro maschile. Che segnano il collo svettante di un pull-guaina. Che ridefiniscono il fondo di una paio di pant da equitazione. Che modellano il lato di una tunica a sacco rigorosamente nera. O che diventano un panneggio ellenico per un abito-mantella tinteggiato di rosa baby.
Allestimento e Gossip. Battesimo in casa per la griffe. Si sfila in atelier, come nelle presentazioni della haute couture. E si inaugura lo spazio-quartier generale di via Lomazzo 34. In sala, una location tinteggiata di bianco con panche e fondale rosso-arancio, il sipario si alza su un evento non stop che continuerà per tutta la settimana del prêt-à-porter milanese. Ma non una sfilata tradizionale. Meglio uno show ritmico, scandito da quadri di otto outfit ciascuno, in un’atmosfera rarefatta dai contorni avanguardisti. A fare gli onori di casa del primo happening è lo scheletro managerial-creativo del progetto, da Roberto Capucci a Franco Maria Bruccoleri, amministratore delegato della neonata Capucci corporation.
Giudizio. Capucci fa centro e rinasce. Convince il debutto del progetto prêt-à-porter. Che gioca a ri - editare il background rigido della maison aggiungendo un twist di morbido purismo avanguardista. Bernard Willhelm, non ha deluso le attese creando capi scenografici ma anche costruzioni dal sell out immediato. I bookmaker fashionisti la davano come la collezione più hot del prossimo inverno. Avevano ragione.

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