venerdì 26 dicembre 2014

Una chiacchierata in tema di produzione Agricola.

L'Agricoltura nel 2013 ha avuto la voce nuova occupazione attiva per il 16% su base Nazionale, forse è giunto il momento di pensare al ritorno alla campagna ?

Italia delle biodiversità, della tradizione dei cibi e delle culture tipiche. Un'Italia che ha il potenziale per occupare ancora 3.000.000 di addetti, occorre una politica che incita le persone a riprendere il nobile lavoro dell'Agricoltura. Queste nuove produzioni di agro alimentare, potrebbero essere interamente esportate. Il nuovo presidio dei terreni contribuisce alla manutenzione idro - geologica del territorio, prevenendo o evitando tante tragedie ambientali. L'Italia avrebbe una nuova distribuzione demografica con la possibilità di rivalutare il meridione, che con il binomio agricoltura / turismo può diventare una nuova eldorado Italica. Che cosa aspettiamo a fare la rivoluzione ?

Emilio : - 

Assolutamente concorde. Ritengo che siano necessarie però  ottime (e ferree?) regole etiche, da seguire rigorosamente. altrimenti non possiamo considerar lo sviluppo.
Quando si comincia ?

Andrea: - 

In questo periodo,  visto il solito andazzo politico italiano conviene fare due cose,"sempre che non si faccia parte di categorie protette leggasi amici degli amici", o andarsene dall'Italia come stanno facendo anche i pensionati oltre ai giovani e alle imprese, oppure se si ha la possibilità di avere una casetta in campagna, di fare ritorno all'agricoltura per sopravvivenza intendiamoci, non certo per imprenditoria.
Tra non molto gli italiani in Italia saranno molto pochi.

Giovanni: - 

quello che Lei asserisce è, per lo meno per me, condivisibile. Posso portare l'analisi di quanto nei decenni passati è stato fatto in Regioni con forte vocazione agro-pastorale quali le Nostre Isole maggiori. Negli anni '50, con i vari piani di rinascita, si è tracciata la rotta (sbagliata) per lo sviluppo puntando su settori quali il petrolchimico e l'industria pesante, anziché costruire una filiera agro-alimentare moderna e propulsiva integrandola con l'industria turistica. Si sono letteralmente buttati al vento montagne di soldi e, quello che è cosa a mio avviso ben più grave e di cui a tutt'oggi paghiamo le conseguenze nefaste, è che si è interrotto, talvolta perduto, un processo di accumulazione di know-how sfaldando, tra l'altro, anche i principi su cui si fondavano intere comunità Italiana. Per tacere del depauperamento delle risorse ambientali. Quindi io credo che siano corsi e riscorsi della storia, tornare alle origini dei nostri modelli non solo economici ma anche socio-culturali dopo decenni spesi a inseguire falsi modelli che non hanno portato sviluppo sostenibile, è una scelta auspicabile.

Anna: - 

Concordo in pieno, ecco il grafico della SAU (superficie agricola utilizzata/coltivata) negli ultimi decenni:5 Milioni di ettari coltivati in meno, solo degli "idioti" potevano distruggere così una delle nostre peculiarità Nazionali, a favore della "grande impresa". 


Laura: - 

Se ne parla dal tempo di Mussolini , non si è fatto nulla , anzi , sfacelo totale. Bisognava creare la minima unità colturale ( cioè dire è Azienda Agricola chi ha i seguenti requisiti : 5 ettari minimo di proprietà coltivabile , tot numero di mucche , ecc ecc. e favorire queste realtà come nel resto dell'europa) in italia nulla di tutto questo , al centro sud ancora oggi si fanno operazioni truffaldine alla luce del sole e sono una condanna a morte per l'agricoltura ( parlo delle false cooperative che assumono sulla carta tutti i disoccupati fanno fare le giornate minime previste , sempre sulla carta e poi frodano l'inps, con la cassa integrazione agricola ) forse sono queste le maestranze in aumento di cui parlavi ?  pensa che una Azienda Agricola con tanto di quote latte assegnate aveva sede in Piazza Navona , cioè i terreni coltivabili erano in Piazza Navona a Roma.

Walter: - 

Sarebbe bellissimo tornare alla terra per come la immaginiamo, purtroppo la politica, soprattutto quella europea, ci taglia le gambe. Basta dare un occhiata ai prodotti che vengono bloccati alla frontiera e che hanno LMR di fitofarmaci superiori alla norma (a volte decine di volte in più), fitofarmaci che la normativa Europea ha proibito nei Paesi Comunitari da circa dieci anni ma che vengono tranquillamente usati in Pakistan, Turchia,India, Cina ecc, che sono tossici, provocano un notevole danno ambientale ma che d'altra parte costano molto meno, ci mettono così in condizione di non poter concorrere con questi Paesi, senza contare l'aspetto del costo del lavoro in quelle Nazioni. Aggiungiamo a tutto questo nessun controllo tra prezzo al produttore (prendo ad esempio i kiwi che si vendono in questo periodo: 3 euro al kg, pagati al produttore 0,3 euro, al netto sono 5 centesimi a kg che restano in saccoccia all'agricoltore) quale il valore aggiunto che porta questo prezzo al consumatore. Calcoliamo: trasporto, stoccaggio, iva, nulla giustifica un ricarico che va dal 800 al 2000% quindi finché non ci si muove in questa direzione di promulgare leggi a tutela di tutta la filiera agricola; l'agricoltura, sebbene le aziende solide abbiano retto la crisi, non farà altro che scomparire o delocalizzarsi in Stati in cui i controlli sono meno severi, i prodotti costano meno e la manodopera è praticamente regalata. Se volete altri esempi ne ho a bizzeffe.


Luca (replica): 

Ho letto con attenzione i Vostri contributi mi permetto queste due "righe" di replica;  i nostri nonni nel dopoguerra non avevano le nostre possibilità, ma avevano un grande valore "non mollare", oltre la solidarietà e l'amore per la propria Patria. Hanno ricostruito una grande Nazione. Come Nazione, va ri scoperta la nostra vocazione agricola, lasciando ad altri l'industria, noi non abbiamo materie prime ed energie a basso costo da poter sfruttare. Sapranno i nuovi Politici di professione, orientare il Paese per il bene comune, va "cambiato verso", prima di tutto da Noi Cittadini. Basta credere ai pifferai magici, facciamo Noi la rivoluzione, operiamo il cambiamento con il fare giusto che crediamo. 
A presto, Luca.




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