giovedì 18 dicembre 2014

La meritocrazia. Ho raccolto alcuni punti di vista.

La meritocrazia.

Le disuguaglianze, esiste una ricetta di competizione alla pari ? "Non esiste cosa più ingiusta; che fare parti uguali tra diseguali". (Don Milani). Ho spesso meditato su questa affermazione. Sembra un concetto chiaro a favore degli svantaggiati, ma se non puntualizzato può essere anche il contrario. La meritocrazia usa questo concetto per dire che il vantaggio deve essere appannaggio, di chi lo merita, senza tenere conto se i competitori partivano alla pari con le stesse opportunità. 
Cosa ne pensate ?

Stefano : -  Le disuguaglianze esistono ed è un dato di fatto. E non esistono per ingiustizia, esistono per reali diverse capacità. Non credo invece esistano solamente per partenza a livelli diversi in quanto le capacità suppliscono tranquillamente a questa variabile, se possedute.
Partendo da questo, punto di vista, mi sento di dire che la meritocrazia è l'unica forma di giustizia sociale e che le pari opportunità non fanno altro che livellare verso il basso i talenti e le possibilità di tutti quelli che potrebbero tranquillamente spiccare per merito proprio.
Appiattire verso il basso non fa bene neppure ai deboli perchè crea una società più povera di talenti o nella quale gli incarichi vengono assegnati non per merito ma per quote, chiuse e obbligatorie. Questo ovviamente  a discapito di tutto il tessuto sociale comprese le posizioni già di per sè svantaggiate.
Alba : - Premesso che parlare di "meritocrazia" in un contesto Italiano fa spesso un effetto assai strano, non sono d'accordo con la definizione, appunto meritocrazia.

Un concetto centrale di "meritocrazia" è quello di Pari Opportunità, senza Pari Opportunità non credo proprio si possa parlare di meritocrazia ma solo della insita natura dei sistemi di potere ad autolegittimarsi (e non è nemmeno una gran pensata mia, è acqua del mulino di Bloch, uno storico medievalista tedesco, che aveva notato come in breve tempo, dinastie di pastori, una volta diventati re acquisissero di colpo "antenati nobili" e diritto divino alla corona...).
Faccio un esempio : - "io sono un bravo docente universitario, lo è anche mio figlio, e siccome è capace ed una brava persona, lo assumo nel mio stesso dipartimento"... potrebbe dire un Italiano.
Una frase simile l'ha pronunciata il direttore del CENSIS, a titolo di cronaca.

In Inglese, da un inglese questa frase non verrebbe pronunciata, anche se il detto "bob's your uncle" lascia capire che il nepotismo di tanto in tanto si verifichi anche in quelle lande, ma se ha luogo, diventa appunto oggetto di biasimo e scherno.

Nei paesi anglosassoni esiste, a proposito di "pari opportunità" il concetto di affirmative action, quindi si tiene traccia del appartenenza a minoranze non per discriminare, ma per CORREGGERE la discriminazione.
Non si "vieta" la discriminazione in astratto, la si MISURA, e poi la si CORREGGE.

E' un po' come il concetto di handicap a golf, se parti "avantaggiato", ti si impongono dei punti in meno per correggere e rendere più "fair" la competizione, che altrimenti sarebbe troppo sbilanciata.
E' un concetto radicalmente opposto all'obbligo di non tracciare l'informazione sensibile, che rende comunque possibile la discriminazione. (è sempre possibile discriminare in base al colore della pelle, o in base all'accento, anche senza mai registrare alcunché).

Il meccanismo della privacy Italiana avrebbe invece semplicemente impedito di scoprire che in diverse aziende U.S.A. , la grandissima maggioranza dei lavoratori siano "maschi bianchi, anglosassoni, protestanti", anche recentemente. 
Queste aziende possono venire condannate a risarcimenti, mentre da noi passerebbe tutto non solo in cavalleria, ma sarebbe un fenomeno INOSSERVABILE ed impossibile da provare.
Alberto : - Uguali .... Ma ci sono degli animali più uguali degli altri , come dice Orwell , nella fattoria degli animali.
Ora vi saranno anche i , diversamente uguali.
Riguardo alle persone che hanno delle sfortune , mi sembra giusto compensare queste persone tramite degli altri vantaggi .
Paolo : - L'uguaglianza esiste solo nel mondo di Utopia.

In primo luogo, se vogliamo limitare il concetto di uguaglianza all'aspetto economico, occorre considerare che si parte diseguali dalla nascita, in quanto, a seconda delle disponibilità economiche (ma anche culturali) della famiglia in cui si viene al mondo, la nostra vita sarà diversa da tutte le altre.

In secondo luogo, ogni persona ha capacità, sensibilità, interessi, ecc..., diversi da tutte le altre persone del mondo. Per cui, anche se fosse possibile stabilire un ipotetico "punto zero" da cui far ripartire un'umanità di eguali, dopo un mese tutto sarebbe già mutato: chi sarebbe già più ricco, e chi più povero.

Qualcuno aveva già provato in passato a creare società senza competizione economica:  URSS e Cina comunista sono solo gli esempi più eclatanti.  Si è visto come è andata a finire.
Giò : - Penso che sia importante spostare il punto di vista. Se pensiamo alla vita come ad un cammino tutti possono avere opportunità e chance. Se la pensiamo come ad una gara é ovvio che qualcuno partirà prima e avrà sempre dei vantaggi. Consiglio la lettura del libro"la filosofia del camminare"...
Grazie agli amici che mi hanno affidato il loro punto di vista, la prossima settimana sonderò un altro argomento intervistandoli, a domani, Luca.

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