domenica 7 dicembre 2014

Questa recensione è un tributo a un grande Italiano.


Antonio Delfini, diplomato agrimensore nel bosco stendhaliano di Nonantola. La Certosa di Parma ovvero l’Abbazia di Nonantola.

(Edizioni C.S.S.N. – Copie stampate 300, 2008. 5 euro)
Nel’analizzare le opere di Delfini, gli autori di questo volume focalizzano l’attenzione sul suo giallo letterario, frutto dell’indagine che lo scrittore modenese intraprende, per stabilire la verità sul romanzo di Stendhal “La Certosa di Parma”. Nel suo indagare, Delfini dimostra l’appartenenza dei luoghi e dei personaggi dell’opera a Modena, e ricostruisce i motivi del furto d’identità; perora la causa con riferimenti e argomenti inconfutabili, difendendoli con tale veemenza, che il lettore ha la percezione di una sua partigianeria. Le ragioni di tanta foga narrativa sono diverse: c’è la volontà di rivendicare una dinastia, il desiderio di denunciare che i veri motivi dell’esproprio sono economici, politici, “di campanile” e dettati da opportunismi. Delfini, così facendo, dichiara la propria nostalgia per la Modena Ducale ormai tramontata, sacrificata al Risorgimento, con la rinuncia per la Città ad un ruolo politico, economico e culturale di caratura internazionale: è Modena che si declassa nel provincialismo. Scatenare questa disputa, significa per Delfini inscenare un atto di ribellione ad un destino avverso, che da intellettuale vorrebbe cambiare, nonostante comprenda che non è più possibile.

(Per contatti: www.centrostudinonantola.it – centrostudinonantola@virgilio.it) 

Luca Venturi

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