venerdì 5 dicembre 2014

In viaggio con lentezza

Cronaca di un viaggio durato due anni.
Imbarco alla stazione marittima di Venezia, la nave è la MinosLine Venezia.
Salgo a bordo, accolto in un albergo 5 stelle di insolite dimensioni. Tutto in questa nave trasmette lo status del lusso. Termino il check-in e prendo possesso della mia cabina; attendo il completamento della fase d’imbarco, finalmente, posso visitare la nave.
Nella parte esterna si trovano cinque ponti “passeggio”, un ponte con a poppa la piscina e a prua una zona living e solarium. All’interno, su cinque piani, sono dislocati due ristoranti, la discoteca, il casinò, il cinema, la palestra, due bar, un american bar, il duty free, la reception.
Non si vede ma i cartelli dicono che esiste una clinica di bordo.
Ora avviene lo stacco dalla banchina del porto, sono le 18.00. La nave, accompagnata dai piloti, risale il Canalgrande ed entra nel Bacino di San Marco, che si svela nella sua sontuosa bellezza all’imbrunire.
Questi istanti mi trasmettono un’emozione e una magnificenza, che valgono il costo di tutto il viaggio, penso adesso.
Prendiamo il mare, la navigazione notturna ci porterà domani a Bari, il nostro primo scalo tecnico.
Sono le 7.00, dopo un’abbondante colazione mi reco sulla terrazza più estrema, sul tetto. Qui, senza muovermi, lo sguardo può scegliere qualsiasi direzione e ammirare gli scenari della navigazione, che variano, o scrutare la scia alla ricerca dei delfini, sempre graditi compagni di chi va per mare.
Non ci sono subito, ma in seguito li incontriamo al largo delle Tremiti.
Le Tremiti, appunto… Sono le 15.00, bordeggiamo queste isole che sono una meraviglia. Io qui sono già stato durante una regata, cerco di riconoscerle una ad una, poi mi perdo nella contemplazione e poco m’importa del loro nome. Le saluto. Tra tre ore siamo a Bari, da dove il nostro viaggio prosegue per Corfù.
Da Bari a Corfù la navigazione è costiera. Posso ammirare le spiagge bianche e deserte dell’Albania; il bianco è intervallato dalle garitte militari grigie. Questo è stato il confine geografico, politico e umano, che per mezzo secolo ha diviso il blocco Sovietico dall'Occidente, quando loro occidentali ancora non erano.
Per noi Italiani una tale opera d’arte e della natura è vicina, ma non ne conosciamo l’esistenza, ignoriamo che questo paradiso sia stato sfregiato dall'uomo, che ha insediato qui a migliaia le sue installazioni militari.
Sono le 21.00. Attracchiamo nel porto di Corfù e, mentre ci avviciniamo alla costa, ascolto la voce, la musica dell’isola.
Nell’oscurità notturna appare il suo profilo etereo, con gli alberi a farne una perla verde nel mare cobalto.
Approdati sulla banchina si percepisce il tipico odore del mirto, delle spezie abbondanti nelle botteghe e nei piccoli mercati della città.
Il viaggio prosegue per Patrasso, dove dirò addio a questa splendida nave.
Se mi accomuna a te la regola “navigare necessita”, è la più bella navigazione che tu possa fare in Adriatico.
Lasciati andare alle emozioni, ai pensieri, alla solitudine, al silenzio che questo viaggio ti regala.
Alle 7.00 in punto sono giunto al porto d’arrivo. Lo sbarco veloce mi porta al pullman, destinazione Atene.
Partiamo all volta di Corinto e superiamo lo stretto: è un passaggio mozzafiato. Il ponte è sospeso su un taglio netto della crosta terrestre, 200 metri sotto passa il mare da una costa all’altra.
Le sponde del canale cadono diritte, la roccia è levigata; l’architettura è così perfetta, che non rimane che restare silenti in contemplazione della grandezza della Natura e dell’orrido splendore che ha saputo generare.
Oltre il ponte il viaggio “con lentezza” è terminato: la strada costeggia il Pireo, la sua baia con ormeggiate in rada centinaia di navi diverse, come diverse sono le mercanzie che trasportano.
Ora Atene è la Città Europea più caotica. Qui il caos regna su tutto, il traffico è scomposto, l’urbanistica è impazzita inghiottendo l’antichità.
La città-mito si è arresa ad un progresso incivile, rinunciando per sempre alla sua identità.
Sono giunto all'aeroporto “domestico” della Capitale Greca, dove la fine del mio viaggio, diventa un nuovo inizio, per chissà quali altre mete nella geografia della mia esistenza.
Luca Venturi

1 commento: